una divinità che non si identifica totalmente con quel segno: se il fulmi-
ne è parola di Giove, dire che il fulmine è Giove è possibile solo per
sineddoche. Anzi, l’uso stesso della sineddoche – e più in generale dei
procedimenti metaforizzanti – deve presupporre la capacità mentale di
pensare per lo meno un orizzonte capace di abbracciare in un tutto
tanto ciò che viene interpretato come segno quanto ciò in virtù del quale
il segno è interpretato come tale, cioè il suo sfondo di riferimento.
Ciò implica che più il linguaggio originario è inteso in senso forte-
mente prassistico e comunicativo – ove valga cioè l’identità di segno
significante e significato –, tanto più sembra difficile giustificare il pas-
saggio al linguaggio convenzionale, o per lo meno la consistenza dei
due – se si assume la prospettiva sincronica derivante da Pagliaro.
Tale difficoltà è ben sottolineata nell’importante studio di Donatella
Di Cesare del 1992,
Parola, logos, dabar: linguaggio e verità nella filoso-
fia di Vico
20
, in cui la problematica linguistica viene approfondita in
rapporto al principio del
verum-factum
, in chiave però critica rispetto a
quanto era avvenuto con l’ermeneutica a partire da Dilthey – ma poi
da Gadamer e Apel
21
–, che tendeva a ridurre Vico stesso a precursore
delle scienze dello spirito di contro alle pretese onnidescrittive delle
scienze naturali
22
. Per Di Cesare, si tratta invece di riconoscere come il
luogo in cui si rende possibile la conversione del vero col fatto sia il lin-
guaggio stesso, sicché
la riflessione sul linguaggio non si sviluppa in conseguenza della sua riflessio-
ne sulla storia, ma, al contrario, da un nuovo modo di intendere il linguaggio
scaturisce un nuovo modo di intendere la storia dell’umanità
23
ANDREA SANGIACOMO
156
20
D. D
I
C
ESARE
,
Parola, logos, dabar: linguaggio e verità nella filosofia di Vico,
in
questo «Bollettino» XXI-XXII (1992-1993), pp. 251-287. Il tema sarà ripreso anche da
M. A
GRIMI
,
Et ‘verum’ et ‘factum’ cum ‘verbo’ convertuntur. Lingua divina e ‘primi par-
lari’ delle nazioni in Vico
, in
Vico und die zeichen/Vico e i segni
, a cura di J. Trabant,
Tübingen, 1995, pp. 113-130.
21
Gadamer tratta di Vico in
Verità e metodo
(tr. it., Milano, 2000, pp. 63-71), basan-
dosi tuttavia prevalentemente sull’esame del
De ratione
e vedendo in Vico un epigono
dell’umanesimo, difensore del senso comune di contro alle pretese del nuovo raziona-
lismo cartesiano; tesi ripresa e radicalizzata da K. O. A
PEL
,
L’idea della lingua nella tra-
dizione dell’umanesimo da Dante a Vico,
tr. it. Bologna, 1975.
22
Una rapida panoramica in merito è tracciata in D
I
C
ESARE
,
op. cit.
, pp. 251-254.
23
Ivi, p. 257.
1...,402,403,404,405,406,407,408,409,410,411 413,414,415,416,417,418,419,420,421,422,...484