ché una tematizzazione della sonorità del linguaggio come tale rischia
di risultare quantomeno ridondante se non addirittura fuorviante. Può
dunque Christian Muscelli affermare oggi:
contro il primato del verbale, e di più ancora contro il primato della
phoné,
[Vico] elabora una teoria del linguaggio costituito dalla simultanea presenza
di segni verbali e non verbali. Oggi diremmo multimediale. Contrariamente a
quanto può essere apparso, infatti, ci viene detto espressamente che non ci fu
superamento e definitivo annullamento della lingua appartenente alle epoche
precedenti. Il linguaggio continua invece a comprenderle tutte, ed il suo fun-
zionamento le include in modo costitutivo: esso è rimando e traduzione con-
tinui tra l’immagine e il segno
33
.
E ancora:
chiedersi quale sia l’origine del linguaggio è un errore se ignoriamo che la
domanda è istituita dalla filosofia, da quel linguaggio che ha già perso le sue
connotazioni originarie, cioè la sua dimensione essenzialmente pragmatica. Il
problema dell’origine del linguaggio è un errore della filosofia che deve inve-
ce interrogarsi sull’inizio e sull’evoluzione del linguaggio in quanto pratica
umana
34
.
Ma giunti a questo punto, non sarebbe legittimo sollevare un simile
rilievo proprio in merito alla concezione fin qui analizzata? Questa, infat-
ti, si fonda non solo sulla preminenza – se non proprio l’assimilazione –
della comunicazione sull’espressione nonché sul concetto di ‘segno signi-
ficante’, ma anche sulla presupposizione che la storia del linguaggio vada
intesa in senso lineare e progressivo e sia pervasivamente connotata da
esigenze comunicative
35
. Ma se la comunicazione e la significazione sono
elementi tipici della
lingua volgare
, cioè degli stadi più evoluti della civil-
tà, non bisognerebbe vichianamente escludere la possibilità di servirsene
per interpretare il
tempo oscuro
? In una simile direzione, l’incomponibi-
VICO E LA VOCALITÀ DEL LINGUAGGIO
161
33
C. M
USCELLI
,
Il segno di Giove. Essere, storia e linguaggio nella
Scienza nuova
di
Vico,
in «Modern Language Notes» CXX (2005), p. 107.
34
Ivi, p. 109.
35
Pur condividendo l’assunto per cui la prima lingua è muta, M. P
APINI
(
Arbor
humanae linguae,
Bologna, 1984) sottolinea invece come nel pensiero di Vico in gene-
re e a maggior ragione in quello linguistico, sia sempre operante un ‘principio di cur-
vatura’ che rende impossibile pensare una pura linearità progressiva ma costringe la
mente a una costante opera di deviazione e scarto.
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