Il linguaggio nasce qui certamente vocale, dove la voce è appunto
l’espressione della passione e contemporaneamente l’
azione
con cui si
intende comunicare quella passione ad altri, non in ultimo accompa-
gnando il suono al gesto. Non pare quindi problematico rilevare come
sia «evidente l’affinità tra il concetto vichiano di ‘lingua di caratteri’ e
quello condillachiano di ‘language d’action’»
38
.
Su questa via, altrettanto fruttuoso pare il raffronto con la teoria di
Rousseau – per molti versi legata a quella di Condillac – anch’essa, co-
me noto, caratterizzata dalla tesi per cui il linguaggio nasce dal canto,
unico elemento capace di esprimere le passioni e quindi, consentendo
l’effettiva comunicazione tra gli uomini, rendere possibile la società
stessa, posto che lo stesso canto di passione vada interpretato come la
prima azione propriamente umana:
in Vico e in Rousseau, pur con accentuazioni diverse, il linguaggio del gesto
rappresenta il momento iniziale, la lingua dei giganti mutoli, che non hanno
scoperto altra via per comunicare tra di loro
39
.
E interpretazioni analoghe sono state date anche per il rapporto tra
Vico e Hamann, rimarcando anzi come quest’ultimo fosse molto più
radicale nel sottolineare l’aspetto dialogico-pragmatico del dire, e rifiu-
tando così ogni sovrastruttura razionalistica di cartesiana memoria
40
.
Tuttavia, è forse il parallelo con Herder quello che potrebbe porta-
re ai maggiori risultati. Herder, infatti, rileva l’implausibilità della tesi
condillachiana-roussoviana di derivare il linguaggio dalla pura passio-
nalità, giacché questa è comune agli altri animali e non permette quin-
di di individuare la specificità dell’uomo. Riprendendo quindi il
topos
platonico-umanistico dell’uomo come creatura senza un fine e una fun-
zione predeterminate, individua l’origine del linguaggio in questa stes-
VICO E LA VOCALITÀ DEL LINGUAGGIO
163
38
L. R
OSIELLO
,
Le teorie linguistiche di Vico e Condillac,
in «Forum Italicum» II
(1968) 4, p. 388.
39
A. V
ERRI
,
Vico e Rousseau filosofi del linguaggio,
in questo «Bollettino» IV
(1974), p. 96. Sarebbe per altro interessante approfondire il discorso anche in relazio-
ne a Nietzsche, nella cui riflessione sul linguaggio, molto riecheggia di Condillac e
Rousseau: sul tema e sulle basi per un raffronto al pensiero vichiano, cfr. V. V
ITIELLO
,
La favola di Cadmo,
Roma-Bari, 1998, pp. 43-73.
40
Cfr. S. M
ARIENBERG
,
L’agire semiotico in Vico e Hamann,
in questo «Bollettino»
XXXI-XXXII (2001-2002), pp. 87-93.