queste ragioni siamo ben lontani dal credere che «il concetto di tradizione
orale è fondamentale nella
Scienza nuova
», come scrive Ferreri a p. 191: rispet-
to alla
Discoverta del vero Omero
e ancor più rispetto alla
Scienza nuova
nel suo
insieme esso è aspetto del tutto marginale, se non addirittura inconsistente (su
questo si veda anche l’analisi di F. G
RAU
C
ODINA
,
Las razones filológicas del
verdadero Homero
, in
Vico nella storia della filologia
, Atti del seminario di
Napoli, novembre 2003, a cura di S. Caianiello e A. Viana, Napoli, 2004, pp.
53-77, in partic. pp. 72-73).
Rileggiamo il § 873 nicoliniano, al quale ho fatto cenno (segnalo gli inter-
venti d’autore: in parentesi angolari le integrazioni compiute fra il 1730 ed il
1744, in parentesi quadre le correlative espunzioni):
Or tutte queste cose e ragionate da noi e narrate da altri d’intorno [intorno]
ad Omero e i di lui poemi, senza punto averloci noi eletto o proposto [senza
averloci punto proposto], tanto che nemmeno avevamo sopra ciò riflettuto,
quando (né con tal metodo col quale questa Scienza si è ragionata [ora è que-
sta Scienza ragionata]) [né con tanta copia affollata di pruove] acutissimi inge-
gni d’uomini eccellenti in dottrina ed erudizione, con leggere la Scienza nuova
<la prima volta stampata>, sospettarono che [l’] Omero finor creduto non
fusse vero: <tutte queste cose, dico,> ora ci strascinano ad affermare che tale
sia adivenuto di Omero appunto quale della guerra troiana, che, quantunque
ella dia una famosa epoca de’ tempi della storia, pur i critici più avveduti giu-
dicano che quella non mai siesi stata fatta nel mondo. E certamente, se, come
della guerra troiana, così di Omero non fussero certi grandi vestigi rimasti,
<quanti sono i di lui poemi>, a tante difficultà si direbbe che Omero fusse
stato [finto] un poeta d’idea, il quale non fu particolar uomo in natura. Ma tali
<e tante> difficultà, e insiememente i poemi di lui pervenutici, sembrano farci
cotal forza d’affermarlo per la metà: che quest’Omero sia egli stato un’idea
ovvero un carattere eroico d’uomini greci, in quanto essi narravano, cantando,
le loro storie.
Già la prima affermazione di Vico merita un supplemento d’indagine: nella
Scienza nuova
del 1725 erano contenute osservazioni sulla teoria omerica, che,
tuttavia, non spinsero l’autore a formulare una trattazione organica della mate-
ria, e a rivelare che «l’Omero finor creduto non fusse vero»; ma a questa con-
clusione giunsero acuti lettori di quella
Scienza
, senza tuttavia applicare il
metodo vichiano d’indagine, né addurre una così ricca messe di prove. Il terzo
libro della prima
Scienza nuova
era dedicato ai ‘Princìpi di questa scienza per
la parte delle lingue’ ed i capitoli XX e XXI (in realtà XXI e XXII) contengo-
no una trattazione ‘Della sapienza e della divina arte di Omero’ e ‘Come i prin-
RECENSIONI
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