è Vico che attua la riduzione di Omero a «personaggio ideale», nel quale ma-
gari confluiscono i tratti di più poeti o di più popolazioni della Grecia, ma
questa riduzione è un errore determinato dalle difficoltà intrinseche alla teo-
ria omerica, errore cui Vico mette riparo, riaffermando la personalità di
Omero, e sostenendo la sua riduzione a «carattere eroico» solo «per la metà».
Così è possibile spiegare anche le oscillazioni presenti nella costruzione di Vico
stesso: la sua Discoverta è un’applicazione in fieri del suo metodo storiografi-
co, ed ecco che egli riproduce gli elementi che conducono alla negazione della
personalità di Omero e alla riduzione in «carattere eroico», ora sostenendoli se
accettabili, ora confutandoli, fino a dispiegare una nuova e personale fisiono-
mia di Omero. L’Omero, dunque, non è quello «finor creduto», cioè il frutto
della finzione tradizionale che ha conglobato su quel nome una molteplicità di
caratteri discordanti, ma è ad uno stesso tempo poeta singolare e «carattere
eroico d’uomini greci, in quanto essi narravano, cantando, le loro storie». Tutto
questo era stato visto con estrema chiarezza da Benedetto Croce, fin dal 1910:
«Ma nel fondo di quella risoluzione di Omero in un carattere poetico […] era
la scoperta della lunga e laboriosa genesi storica attraverso cui era passata la
materia di quei poemi, che, in questo senso, ben potevano dirsi prodotto di col-
laborazione dell’intero popolo greco. La sostituzione a Omero di un popolo di
Omeri fu, anche questa volta, la mitologia tessuta dal Vico sulla propria scoper-
ta: mitologia che deve essere ritradotta in prosa scientifica».
Il capitolo quinto nel volume di Ferreri è dedicato a un documentato rag-
guaglio sul duplice problema ‘questione omerica/questione della scrittura’
nella seconda metà del Settecento, ed in tale quadro offre un’utile sintesi delle
posizioni di Cesarotti. Infine il capitolo sesto ha quale protagonista Villoison e
la sua ‘riscoperta’ del codice Marciano di Omero (A). Chiude il percorso la
figura di Friedrich August Wolf (pp. 280-298) e lo straordinario successo che
arrise ai
Prolegomena
: «il successo va innanzitutto fatto risalire – scrive assai
opportunamente Ferreri – a fattori esterni e istituzionali, cioè al ruolo che
venne attribuito dalla riforma dell’Università promossa da Humboldt ai
Prolegomena
, nei quali si vide il punto di riferimento per la filologia classica,
disciplina ancora alle prime armi ma che, traendo esempio da Wolf, avrebbe
potuto ottenere un peso intellettuale e una legittimità non ancora posseduti.
Abbastanza presto prese piede un vero e proprio
culto
di Wolf
eroe eponimo
della razza dei filologi tedeschi
[parole di Niebuhr]. Accanto ai fattori esterni
vanno posti quelli intrinseci ai
Prolegomena
. Innanzitutto lo stile conciso, poli-
to, elegante con cui sono scritti. Unica è la capacità di Wolf di dare una nuova
rilevanza alle idee correnti. Unica è la sua forza argomentativi (in alcuni casi
davvero eristica), l’abilità nel far valere l’
argumentum e silenzio
, il ‘mestiere’
RECENSIONI
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