tecniche di informazione dopo la seconda guerra mondiale, un mondo privo
di storia, dominato da una ragione strumentale e funzionale. Se in queste
osservazioni sarà facile scorgere l’influsso della scuola di Francoforte (Uemura
cita espressamente Habermas, ma non può sfuggire anche la consonanza con
un’opera quale
Eclissi della ragione
di Horkheimer), quando si tratta di prefi-
gurare una via ‘altra’ di avvicinarsi al mondo nelle sue dimensioni passate e
presenti, è ad autori italiani che va il pensiero dell’A. In particolare, Uemura
riconosce un forte debito nei confronti di Carlo Ginzburg, in cui rintraccia
una prassi esperienziale in grado di mostrarci le condizioni alle quali può darsi
comprensione storica. Qualcosa che può essere definito ‘applicazione di una
morfologia storica’, in accordo con la definizione data dallo stesso Ginzburg
dei suoi studi:
Improvvisamente mi accorsi che nella ricerca in corso da anni sul sabba stavo
adoperando un metodo molto più morfologico che storico. Raccoglievo miti e
credenze provenienti da ambiti culturali diversi, sulla base di affinità formali.
[…] Le connessioni storiche note non potevano guidarmi, perché quei miti e
quelle credenze (indipendentemente dalla data in cui affioravano alla docu-
mentazione) potevano risalire a un passato molto più antico.
La prospettiva ginzburghiana, considerata nella parte finale del volume
anche attraverso l’interpretazione datane da studiosi nipponici quali Hiroyuki
Ninomiya, permette di intravedere gli indizi di una possibile unità originaria
della cultura sciamanica, una patria culturale comune a tutti gli uomini. In que-
sta ipotesi e nella prassi che la istituisce si riconosce entusiasta Uemura, rintrac-
ciando in essa l’antitesi del dominio del metodo e della tecnica occidentali. Una
teoria che non necessita di essere positivisticamente convalidata, proprio in
quanto tale offre la possibilità per un superamento della crisi del paradigma
scientifico attuale che lo studioso giapponese ha sempre avuto presente e della
quale ha trattato ampiamente nel corso dei suoi studi. Riferimenti culturali fon-
damentali per Uemura sono infatti l’opera di Giambattista Vico e Edward Said,
ai quali sono dedicati alcuni dei saggi che compongono il volume.
Il tema dell’origine e degli ‘inizi’ quale senso del sapere è ciò che lega la let-
tura vichiana di Uemura e di Said, come emerge chiaramente nel corso del-
l’opera, specialmente nell’epitaffio composto dall’A. in occasione della morte
dello scrittore palestinese. Entrambi vedono in Vico colui che ha penetrato per
primo il senso del paganesimo originario quale inizio senza principio, sempre
già nascosto nel mito dell’origine divina. La possibilità vichiana della reitera-
zione di tale uscita dalle origini come fuoriuscita dal centro e ripetizione e
RECENSIONI
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