GLI STUDI VICHIANI DI EUGENIO GARIN
45
rinascimentali per l’autore della
Scienza nuova
fossero stati in quegli anni
sollecitati significativamente dal rafforzarsi, attorno a Vico, del ‘naturale’
incontro tra Garin e Piovani, negli anni di avvio della feconda iniziativa
della fondazione del Centro di studi vichiani, dal secondo voluta con
un’energia organizzativa non impari rispetto a quella intellettuale.
È un ‘incontro’ sul quale è, più che opportuno, doveroso portare
l’attenzione, peraltro disponendo anche dei dati che lo illuminano rica-
vabili dalla corrispondenza tra i due insigni studiosi che si conserva
presso la Fondazione Piovani. Ma mi pare più proprio soffermarmi su
di esso a conclusione di questo lavoro, non abbandonando ora il filo
del discorso che si sta conducendo, centrato sull’interpretazione gari-
niana del rapporto Rinascimento-Vico.
7. Nel saggio del 1978 su
Vico e l’eredità del pensiero del Rinascimen-
to
, Garin, come si è intravisto, procedeva ancora più nettamente a ‘inse-
diare’ pienamente Vico nel secolo suo, ancor più sottraendolo ai suoi
‘arcaismi’, continuando a collegarlo ‘dialetticamente’ a Galileo per la cri-
tica all’ontologizzazione delle costruzioni matematiche, e invece ad al-
lontanarlo al Rinascimento, sicuramente nella configurazione di un suo
attardato seguace. In ciò, in primo luogo divaricandosi ancora più mar-
catamente dalla tradizione interpretativa neoidealistica, Garin in certa
misura si era già mostrato meno lontano dalla versione opposta a quella
‘spaventiana’ della tesi della ‘circolazione del pensiero’: la versione posi-
tivistica, in dichiarata opposizione con l’altra (almeno in autori come
Pasquale Villari), nella quale – imperniata com’era «sulla linea Machia-
velli, Galileo, Vico» (cioè la linea della scienza, non quella delle eredità
platoniche) – il «binomio Galileo-Vico» era centralmente attivo
64
.
Da questo punto di vista il «mito storiografico» del Vico «isolato
dal suo mondo», «per interessi e letture […] un figlio attardato del Ri-
nascimento», collegato «direttamente agli umanisti del Quattrocento e
del Cinquecento», prima che in Croce e Gentile (e poi Mondolfo, Ni-
colini, e così via), era stato piuttosto consegnato alla «non felice» raffi-
gurazione del pensatore napoletano – arretrato nel suo secolo, «retrivo
che si trasformava in rivoluzionario» – compiuta da De Sanctis in un
64
Si veda I
D
.,
Una ottocentesca contraffazione vichiana
, in questo «Bollettino» II
(1972), pp. 69-72, parole citate a p. 70: dove appare chiaro che si tratta di una direttri-
ce critica alla quale Garin guardava tutt’altro che con sufficienza, pur non condividen-
do l’approdo a generalizzazioni genealogiche.
1...,35,36,37,38,39,40,41,42,43,44 46,47,48,49,50,51,52,53,54,55,...484