co» degli ultimi secoli ma piuttosto in
qualità di momento esemplare «della
transizione dalla tradizione allegorica di
antico lignaggio, che attribuiva al mito
antico un’arcana sapienza, ad una nuova
tradizione, che ha ricercato piuttosto ciò
che Vico definiva la ‘sapienza poetica’ e
anche – il che è forse pure più importan-
te – la ‘sapienza volgare’». Le pagine del
saggio dedicate a Vico ricostruiscono così
il passaggio dalle concezioni del
De anti-
quissima
a quelle della
Scienza nuova
, con
l’obbiettivo di illustrare il ragionamento
vichiano quale caso esemplare «di come
Omero venga coinvolto in un progetto
totalizzante di comprensione storica, che
muove dalle conquiste epistemologiche
della modernità (la scienza nuova) e però
fa fortemente affidamento su una partico-
lare ricostruzione del passato», per la qua-
le quest’ultimo «non è auto-evidente (?), è
autorevole e tuttavia mistificato, lapidario
e tuttavia bisognoso di decifrazione», ma
allorché «decodificato in modo appro-
priato», ecco che «mette allo scoperto ve-
rità primordiali, cui la modernità deve
prestare ascolto onde poter superare la
propria alienazione storica ed esser pre-
sente a se stessa come totalità umana».
[L. P. C.]
2. B
ELLI
Margherita, recensione a G.
V
ICO
,
La Scienza nuova
, a cura di P.
Cristofolini con la collaborazione di M.
Sanna (Napoli, A. Guida, 2004), in
«Nouvelles de la République des
Lettres», 2008, 1, p. 144.
3. C
ACCIATORE
Giuseppe - M
ARTIRANO
Maurizio,
Giambattista Vico e Vincenzo
Cuoco nella tradizione della filosofia civile
italiana
, in
Il pensiero politico meridio-
nale
, a cura di G. Minichiello e C. Gily,
Avellino, Edizioni del Centro Dorso,
2008, pp. 219-235.
In ragionata e documentata sintesi gli
A. affrontano il tema partendo dai com-
plessi rapporti tra ‘metafisica’ e storicità
in Vico e richiamando le note pagine del
Liber metaphysicus
e, specialmente, quelle
non meno rilevanti del
Diritto universale
.
Qui in gioco è la centrale funzione del
diritto proprio in relazione alla metafisica
quale «critica del vero» che riformula il
nesso idealità-realtà, impegnando il filoso-
fo napoletano nella definizione della
«socialità della natura umana» (pp. 220,
221). Sono, quindi, sottolineate le prero-
gative dell’umanità nel processo di civiliz-
zazione, per proporre uno stimolante
avvicinamento alle riflessioni kantiane sul-
l’origine e il progresso della storia. Ri-
flessioni tanto suggestive quanto – a mio
avviso – delicatissime sul piano critico-
storiografico, laddove il «disegno della
natura» kantiano non è il piano della «co-
gnizione dell’umana natura» vichiana e l’
idea di una storia universale dal punto di
vista cosmopolitico
non è l’universale sto-
ricizzato nel
diritto naturale delle genti
. E,
tuttavia, quelli selezionati sono motivi
tenuti strettamente legati ai temi del vichi-
smo di Cuoco e del suo tempo, sensibile
proprio al filosofo del
De antiquissima
(più che a quello del
Diritto universale
) e
al Vico-Kant, presente, poi, nelle pagine
di un altro vichista-kantiano dell’Ottocen-
to, il Colecchi: «Cuoco è in grado di met-
tere in campo alcuni elementi che reste-
ranno tipici nella valutazione del filosofo
napoletano, quali […] la sua capacità di
innovare le ‘scienze dell’uomo’» (p. 226).
Sul tema sono acute le osservazioni circa il
nesso tra la scienza e il momento «pratico-
civile» soprattutto in relazione ai giudizi
cuochiani negli scritti giornalistici (curati,
nel 1999, proprio dal Martirano in colla-
borazione con D. Conte). Si tratta di quel-
AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
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