all’elemento di mediazione del linguaggio
e, soprattutto, alla fantasia e dell’immagi-
nazione come mezzi di penetrazione
comprensiva nel passato.
[J. M. B.]
10. G
IRARD
Pierre, «Vico», in
Dictionnaire de philosophie
, sous la direc-
tion de J.-P. Zarader, Paris, Ellipses,
2007, pp. 605-607.
Assieme a Bruno, Campanella,
«Galilée» e «Nicolas» Machiavelli, Vico
completa la lista dei filosofi italiani recen-
siti all’interno di un’opera collettiva di
impronta fortemente ‘esagonale’: quasi la
metà degli autori cui è dedicata una voce
sono francesi, pochissimi gli orientali e
curiosamente assenti, fra questi ultimi, i
cinesi. Il confronto con la tradizione filo-
sofica francese costituisce la linea guida
dell’articolo, che prendendo le mosse
della critica di Vico all’epistemologia di
Descartes, ripercorre in maniera sintetica
ed esauriente gli aspetti salienti della filo-
sofia vichiana evidenziandone la com-
plessità e la capacità di stimolare tuttora
«une littérature critique foisonnante,
insoupçonnée en France» (p. 607).
[D. A.]
11. I
PPOLITO
Dario,
Il problema della
proprietà nei
Saggi Politici
di F. M.
Pagano
, in «Studi settecenteschi» XXV-
XXVI (2005-2006), pp. 231-251.
Partito da una preliminare ricognizio-
ne delle varianti presenti nella seconda
edizione (1791-1792) dei
Saggi
rispetto
alla prima del 1783-’85, l’A. rileva che il
tema esaminato non conosce alterazioni
fondamentali nella sua trattazione in ter-
mini di «diritto e di giustizia» (pp. 232
sgg.), alla luce di una legge di «conserva-
zione» morale corrispondente a quella
fisica: «Cardine del discorso di Pagano è
l’idea, comune a quasi tutte le molteplici
anime dell’illuminismo politico, di un
diritto di natura al quale devono corri-
spondere le leggi positive. Le norme di
tale diritto […] sono inscritte […] nel-
l’‘ordine delle cose naturali’ che è il me-
desimo per l’universo fisico e per il
mondo degli uomini. La legge fondamen-
tale di quest’ordine, dalla quale tutte le
altre derivano, consiste nel principio di
conservazione di ogni essere esistente
[…]» (pp. 235-236). Nell’edizione degli
anni Novanta è più accentuato il confron-
to con il dibattito europeo (Grozio e,
soprattutto, Locke e Pufendorf, tutti
autori letti e discussi da Vico) e le tenden-
ze ‘collettivistiche’ in esso rivalutate da
Morelly nel secondo Settecento (p. 237)
accanto alle più note tesi di Montesquieu
e Rousseau. In tale contesto sono discus-
se le tesi genovesiane sul «rapporto tra
popolazione e risorse» (p. 239), nonché
quelle «conservatrici» di Grimaldi (qui
analizzate non senza qualche approssima-
zione, p. 238) e le più distinte posizioni di
Delfico e di Galanti (pp. 244 sgg.). Alla
critica verso la giustificazione lockiana
della «grande proprietà» e dell’accumula-
zione patrimoniale» (p. 242) si unisce il
dissenso nei confronti della sostenuta
uguaglianza naturale degli uomini che
serve a motivare la paganiana «critica del
contrattualismo» e le tesi su «disugua-
glianza naturale e disuguaglianza politi-
ca». La dottrina sociale di Pagano si inse-
risce, così, in un’importante
lignée
illumi-
nistica, lockiana nella concezione della
proprietà come diritto naturale e antiloc-
kiana nella configurazione di quest’ulti-
mo come ciò che ambisce a modificare
l’ordinamento economico della società,
AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
201
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