mento di transizione ideologica» (p. 211),
connotata sul piano antropologico da un
profondo pessimismo; laddove, «entrata
in crisi la speranza umanistica di una radi-
cale trasformazione e rigenerazione del
mondo, emergono incrinature» che mo-
strano «il tragico, insoluto conflitto tra la
città celeste e quella terrena» (p. 213).
Pure legato al Gravina da rapporto di
stima e amicizia Vico, nel
Diritto univer-
sale
, «supera Machiavelli, e il machiavel-
lismo, l’antimachiavellismo, la ‘buona’ e
la ‘cattiva’ ragion di Stato» (p. 222). Nel-
l’esemplarità della storia romana, Vico in-
dividua la
costantia
delle dinamiche so-
ciali e politiche che accompagnano il pa-
rallelo sviluppo di
ragione
e
autorità
nelle
complesse e tormentate vicende sociali,
religiose, etiche riflesse nella giurispru-
denza romana. Nonostante Machiavelli
avesse colto l’importanza del conflitto so-
ciale nella storia romana, facendone un
elemento atemporale dell’eterno conflitto
tra plebe e patrizi, per Vico l’analisi delle
condizioni prepolitiche all’origine del
conflitto mostra il decisivo ruolo della
plebe nell’evoluzione storica delle istitu-
zioni giuridico-politiche della società
romana: «ciò spiega la scelta di privilegia-
re l’esame della drammatica lotta tra
patrizi e plebei nella
civitas
che con le XII
tavole ha convertito in rapporti di diritto
le contrastanti utilità e le precedenti rela-
zioni di potere, senza mai, però, annulla-
re il valore di tensioni e conflitti, motori
ineludibili della genesi e del divenire
dello
jus
» (p. 219).
[R. M.]
13. L
ÓPEZ
B
RAVO
Carlos,
El derecho
natural de Vico: Un contrapunto histórico
al iusnaturalismo idealista kantiano
, in
A
propósito de Kant. Estudios Conmemo-
rativos en el Bicentenario de su Muerte,
a
cura di F. H. Llano, Sevilla, Lagares,
2003, pp. 253-268.
Un saggio stimolante sul diritto natu-
rale in Vico che parte dalla concezione
vichiana del sapere scientifico distinguen-
dola radicalmente da quella razionalista
tributaria del
mos mathematicus
di
Cartesio.
Il filosofo napoletano sosterrà una
nuova epistemologia che si sintetizza nel
celebre assioma
verum esse ipsum factum,
verum et factum convertuntur
, cioè l’iden-
tità di vero e certo. Come sottolineava
Guido Fassò, l’autentica Filosofia del
Diritto di Vico non si ritrova tanto nel
De
uno
quanto nella
Scienza nuova
, dove –
malgrado l’interesse per il diritto possa
sembrare marginale – l’indagine filosofi-
co-giuridica si pone come asse portante
della sua opera e ne mostra le conclusioni.
Seguendo questa idea, López Bravo
considera come l’indagine vichiana sulla
storia ideale eterna
(per la quale la natura
umana si trasforma costantemente in
conformità ai cicli dei
corsi
e dei
ricorsi
)
intendesse tracciare un nuova dottrina
del Diritto Naturale, che per Vico possie-
de indiscutibilmente un fondamento
eterno e immutabile, e che però palpita
anche nella concrezione della storia, tra-
scende la contingente variabilità dei fatti
umani e si trasferisce nel regno dei valori.
Confrontando Vico e Kant, il model-
lo di diritto naturale di quest’ultimo viene
considerato come massima espressione
della concezione razionalista: il modello
di
Vernunftrech
, quel diritto razionale che
prescinde da elementi estranei alla pura
ragione. Kant si dichiara apertamente
giusnaturalista accettando l’idea di neces-
sità di un diritto superiore come nucleo
del diritto positivo. L’esistenza di princìpi
di conoscenza
a priori
diventa esigenza
ineludibile nell’ambito delle leggi morali
o della libertà.
AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
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