ni è come un testo e viceversa. Entrambi
provengono dal corpo» (p. 132).
[R. D.]
22. S
ERGIO
Emilio,
Sémata, pathéma-
ta, lógos: Vico e la scienza nuova dei segni
antichi
, in «Bollettino Filosofico» XXIV
(2008), pp. 260-282.
Al di là dell’effettiva sincerità della
testimonianza autobiografica del filosofo
napoletano, contenuta nelle
Vici vindiciae
(1729), che enfatizzava la scelta – giunto
ad un certo punto del suo percorso intel-
lettuale – di non leggere più libri per
immergersi nell’osservazione diretta del
genere umano, l’A. sottolinea l’effettiva
eterogeneità dei problemi formulati in
chiave storico-antropologica dalla
Scienza
nuova
rispetto ai canoni tradizionali del-
l’indagine storica. La diffidenza di Vico
nei confronti di quanti prospettano la
riduzione dello specifico umano ai nuovi
canoni nessi a punto dalla scienza moder-
na nello studio della natura nasce dal
fatto che «l’indagine della natura umana,
a differenza della semplice investigazione
dei fenomeni naturali, conserva una sua
specificità, una peculiarità che fa di essa
una disciplina irriducibile agli schemi
metodologici della nuova filosofia atomi-
stica o della nuova fisica matematica.
Essa riguarda innanzitutto un universo di
fenomeni in cui l’
oggetto
del conoscere è
allo stesso tempo il
soggetto
di quel cono-
scere» (p. 262). Decisiva in questa pro-
spettiva risulta la ricostruzione storica
dell’evoluzione delle forme del comuni-
care umano sin dalle sue origini pre-lin-
guistiche, legate ad una sfera emozionale
e sensibile che nell’umanità primitiva
lambisce la sfera dell’animalità del
‘bestione’ errante nella selva post-diluvia-
na. Anche in questa condizione, tuttavia,
secondo Vico è possibile riconoscere la
scintilla divina che permetterà al bestione
l’uscita dal suo stato, ed è quel
sensus
communis
che in quanto giudizio senza
riflessione «non è uno strumento cogniti-
vo o una proprietà logico-razionale che
consenta
direttamente
l’invenzione, la
costruzione, la genesi di funzioni della
facoltà linguistica. Il
sensus communis
è
piuttosto il mezzo con cui, nella tempora-
lità storica, e con il supporto delle facoltà
sensibili della
memoria
, della
fantasia
e
dell’
ingegno,
il vivente è messo nelle con-
dizioni di apprendere comportamenti
collettivi, di darsi istintivamente delle
regole comuni, e dunque costruire, insie-
me ad altri uomini, quegli strumenti, que-
gli artefatti cognitivi che si riveleranno
utili per la genesi del linguaggio verbale,
per la successiva produzione di funzioni
o di facoltà logico-linguistiche» (p. 270).
La descrizione vichiana delle
origini
ripercorre i diversi passaggi di tipo extra-
linguistico che legano i
sémata
e i
pathé-
mata,
creati dalla
corpulentissima fantasia
dei primi artefici dell’umanità, al
lógos
dei miti, dei costumi e delle istituzioni
religiose e civili funzionali alla genesi del
linguaggio verbale.
[R. M.]
23. S
TERNHELL
Zeev,
Contro l’Illumi-
nismo. Dal XVIII secolo alla guerra fredda
[
Les anti-Lumières. Du XVIII e siècle à la
guerre froide
, Paris, Fayard, 2006],
Milano, Baldini Castoldi e Dalai, 2007,
pp. 655.
Lo storico israeliano di origine polac-
ca prosegue a ritroso in questo libro l’in-
dagine sulle radici culturali dei regimi
autoritari che lo ha condotto in opere
precedenti (in particolare
La gauche révo-
lutionnaire, 1885-1914. Les origines fran-
AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
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