ENRICONUZZO
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Certo, il conseguimento da parte di Vico dei suoi più importanti
risultati, se seguito primariamente sul piano epistemico, era ricondotto
da Garin pur sempre alla valenza di un pensiero ‘umanologico’ (per
usare un termine tanto ‘piovaniano’), all’esigenza umanistica di contra-
stare il ‘mondo macchina’ (un’esigenza presentata, si è visto, come ma-
turata sulla base di una piena consapevolezza dei termini dell’opera-
zione in gioco). Ma qui a non fare incontrare daccapo studiosi del-
l’umanesimo tanto profondamente ‘umanisti’ era davvero l’avversione
gariniana per le grandi sintesi speculative, che perdevano di vista la
complessa concretezza delle determinazioni storiche.
L’interesse di Grassi era tutto diretto a illustrare ed evidenziare il
valore filosofico e l’attualità del pensiero vichiano contro le tendenze
contemporanee del logicismo antiumanistico. «La tradizione umani-
stica che raggiunge i suoi vertici con Vico» offre «una risposta essen-
ziale ai problemi di oggi»
83
. Ma a parte i rischi in generale delle opera-
zioni di ‘attualizzazione’ di questa o quella forma di pensiero (e Vico
non ne ha corso pochi…), sappiamo come la prospettiva storiografica
di Grassi – pur con tutti i meriti indiscutibili delle sue generose pro-
spettazioni (e l’appropriatezza della rivendicazione del valore fondati-
vo della parola poetica nel pensiero vichiano, segnatamente dell’im-
portanza estrema in esso del tema del ‘lavoro’, alla luce del nesso Vico-
Marx) – fosse segnata dalla cifra heideggeriana delle tesi sul linguag-
gio, sulla preminenza della disvelatrice parola poetica, sulla storia della
metafisica occidentale, ‘semplicemente’ da correggere nei frainten-
dimenti della ‘tradizione latina’, dell’Umanesimo, e così via
84
. Se in tale
no
, che così cominciano: «Se l’umanesimo fu, veramente, rinnovata fiducia nell’uomo
e nelle sue possibilità, e comprensione della sua attività in ogni direzione, all’influenza
umanistica è giusto rivendicare, come si è fatto, anche il nuovo metodo d’indagine
scientifica, la rinnovata visione del mondo, il nuovo moto verso le cose per dominarle
ed usarle» (E. G
ARIN
,
L’umanesimo italiano
, Bari, 1964, p. 252).
83
E. G
RASSI
,
La priorità del senso comune e della fantasia: l’importanza filosofica di
Vico, oggi
(1976), che si legge in italiano in I
D
.,
Vico e l’umanesimo
, Milano, 1990, p. 57.
84
Così l’umanesimo e Vico venivano riletti sulla scorta dei temi cari a Heidegger
dell’apertura dell’orizzonte, del ‘velo-disvelamento’, della «schiarita della foresta
primordiale» (I
D
.,
Retorica e filosofia
[1976], scritto che anch’esso si legge in italiano
in
Vico e l’umanesimo
, cit., pp. 122 sgg.). «Con la
Scienza nuova
Vico non delinea
un’antropologia o una semplice ‘nuova’ teoria della storia, ma piuttosto il problema
del disvelamento originario in cui appare l’uomo. Egli tratta questo problema da una
duplice prospettiva. Per una egli è interessato all’essenza e alla struttura della
Lichtung