GLI STUDI VICHIANI DI EUGENIO GARIN
61
tuto una quantità di volte – l’ammissione dei quali assolutamente non
compromette il riconoscimento delle tante straordinarie conquiste
vichiane.
Al di là di questo o quel punto, della stessa caratterizzazione di
Vico come ‘arcaico’ o ‘moderno’ – nei termini di una
querelle
che si è
fatta spesso ripetitiva, e riduttiva, e dunque sterile
95
– probabilmente in
diverse interpretazioni del genere è in gioco qualcosa di più, che attie-
ne in ultimo ai modi di intendere, meglio praticare, i compiti dello sto-
rico della filosofia, della cultura, delle idee.
Nel caso di Garin i più consistenti caratteri del giudizio su Vico – e
anche del necessario suo modificarsi (pur con ragguardevoli tratti di
costanza problematica e tematica di fondo) – possono, in conclusione,
forse essere ricondotti ad una singolare e non statica congiunzione di
elementi metodologici e concettuali. In primo luogo una veduta me-
todica contrassegnata dall’esigenza, precocemente configurata, di col-
locare ogni autore nel suo contesto storico (nozione complessa e po-
tenzialmente ambigua, ma che in Garin non significa di certo un con-
testo piattamente ‘orizzontale’): la cui pressione ha spinto non poco lo
studioso a capovolgere drasticamente la tesi idealistica dell’ ‘isola-
mento’. In secondo luogo, d’altra parte, una propensione a non lascia-
re cadere il compito di disegnare, pur tra molte cautele, quadri storici
pur sempre connettivi (specie in relazione all’antico compito di studia-
re la storia della filosofia italiana, alla quale in effetti è rimasto premi-
nentemente affiso l’interesse all’indagine di Garin): un compito impe-
gnativo, alle cui difficoltà e responsabilità si sottrae lo storico che incli-
na, per generazione, ‘temperamento’, gusto intellettuale, ad una più in-
tegrale o fredda ‘oggettività’ nella ricerca storiografica, magari fino al-
l’impiego puramente ‘nominalistico’ delle categorie utilizzate. Infine, a
ciò legato, forse anche l’elemento di un sottofondo ‘valorativo’, che ha
non poco retto o accompagnato la ricerca gariniana, riferito ad una
concezione ‘integrale’ dell’uomo. In fondo non è un caso che sia diffi-
cile ricostruire le diverse interpretazioni che Garin ha dato di svariati
fenomeni storici e concettuali (dal Rinascimento alla scienza moderna,
95
Specie se condotta con vedute dicotomiche fino al ‘manicheismo’: si pensi ad
interpretazioni quali quelle dello stesso Mark Lilla (autore comunque di un libro
notevolmente documentato), ma soprattutto di Jonathan I. Israel, il quale ultimo,
peraltro, costringendo a forza Vico, con Doria, nel «Radical Enlightenment», non
tiene presenti – in verità fra altre assenze – né Garin né Rossi…
1...,51,52,53,54,55,56,57,58,59,60 62,63,64,65,66,67,68,69,70,71,...484