PENSIERO E VITA CIVILE NELLA NAPOLI VICHIANA DI FINE SETTECENTO
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L’uomo paganiano non è l’entità razionale-astratta dei giusnaturalisti,
vivente fuori della natura, ma l’individuo che ne è storicamente parte
integrante con tutti i suoi
bisogni
e, in particolare, con quella sua «idea
dei bisogni» (ivi, p. 17) che Pagano richiama per opporre alla tesi rous-
seauiana della primitiva asocialità l’autentica intonazione platonica della
sua riflessione
10
. I bisogni, che le forze debbono platonicamente, vichia-
namente alimentare e soddisfare, contribuiscono a identificare, prima di
ogni convenzione, l’origine della società nella
famiglia
. Introdurre que-
sta tesi con il sostegno dell’autorità di Aristotele significa rovesciare la
tesi dell’originario isolamento e ritrovare il primo e fondamentale con-
trassegno della
natura
umana in una relazione di dipendenza anteriore
ad ogni presunta struttura pattizia. Al tema è da riferire la variante intro-
dotta nel capitolo V del
Saggio II
che ricordava e citava ancora del filo-
sofo ginevrino il
Contratto sociale
(lib. I, 2), per smentirne le tesi circa il
presunto carattere «convenzionale, e non già naturale» della relazione
familiare (
Sp2
, pp. 155-156). Di questa Pagano era, invece, attento a
studiare la complessa evoluzione storica, riconoscendo le più articolate e
progredite forme di vita nella comunità agricola, quando il dominio non
è più ristretto alla sola casa, ma si estende al campo coltivato. Con la fine
della vita nomade il possesso del suolo comporta una moltiplicazione
dei bisogni e dei mezzi di difesa dalle frequenti occasioni di contrasto
causate dagli incrementati contatti tra le famiglie. Perciò, lo stile di vita
dell’agricoltore è, quindi, il riflesso di una fase avanzata del corso sto-
rico, giacché in essa per Pagano, come già per Genovesi, si compie il de-
finitivo distacco dalla vita selvaggia attraverso la creazione del «primo
fondamento degli stabili imperi civili» con condizioni di esistenza ispi-
rate ai «comodi della vita» e ai «piaceri»
11
. Una diagnosi condivisa e ac-
colta nei
Saggi
del 1792, laddove in un brano del capitolo XV del
Saggio
III
– assente nel corrispondente capitolo IV dell’
Appendice
al
Saggio III
del 1785 – si avvicinava Rousseau a Vico, entrambi criticati per aver
collegato «l’invenzione dell’agricoltura allo stato famigliare degli uomi-
ni» (ivi, p. 243). La variante è tanto più significativa se si considera la sua
collocazione nell’importante capitolo dedicato all’analisi «del dritto
10
La presenza di Rousseau nei
Saggi
, attraversata da profonde suggestioni plato-
nico-vichiane, è stata richiamata da S. R
ICCI
,
Per le origini intellettuali della rivoluzione
napoletana
, in «La provincia di Napoli» IX (1987) 3-4, in partic. p. 77.
11
A. G
ENOVESI
,
Lezioni di commercio o sia d’economia civile…
(1765-1767), Bassano-
Venezia, Remondini, 1769, parte I, cap. VII, § III, pp. 99-100.
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