FABRIZIO LOMONACO
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il punto essenziale di riflessione si manteneva fermo al governo aristo-
cratico feudale, destinato ad assumere nel ‘sistema’ politico delle na-
zioni moderne connotazioni diverse ma sempre ricorrenti nella storia
umana
41
. È quanto testimoniavano le più avanzate esperienze storio-
grafiche contemporanee. Particolare interesse aveva suscitato la lettura
degli storici scozzesi di secondo Settecento, impegnati a scorgere la
stretta connessione tra feudalesimo e processo di civilizzazione del-
l’Europa moderna. In proposito, è da notare l’interessante integrazio-
ne che subiva il capitolo XIV del
Saggio III
del 1783 (
Sp1
, pp. 37-39),
confluito nella nota finale del corrispondente capitolo XIV della se-
conda edizione che nella conclusione introduceva una nuova testimo-
nianza tratta dal libro II della
Histoire philosophique et politique des
établissements et du commerce des Européens dans les deux Indes
(1770) di Guillaume-Thomas Raynal, per documentare la tesi della
permanenza di relazioni feudali nella storia contemporanea di «Malaca
[…] nelle tribù dei Bedes del Ceilan», nelle isole di Sumatra e Giava
(
Sp2
, p. 449)
42
. Nell’esplicito accostamento dei barbari al governo
feudale l’eredità vichiana nella paganiana filosofia delle leggi si saldava
ai contributi della moderna
histoire philosophique
43
e del suo metodo
41
La denuncia, resa in termini espliciti nel capitolo X del
Saggio III
della seconda
edizione (assente nel corrispondente capitolo XVII del 1783, in
Sp1,
p. 50), era la
riformulazione della tesi enunciata in un brano del capitolo XVI del
Saggio III
della
prima edizione (ivi, pp. 46-47), privo del riferimento al governo feudale che «avrà
sempre luogo nella barbarie delle nazioni tutte» (
Sp2
, p. 229). Nel 1792 risulta appro-
fondito il ricorso a Vico nella direzione di quell’autonomia teorica, già rivendicata nel
1783. Il capitolo II del
Saggio III
della prima edizione confluiva nella nota finale del
capitolo I del 1792 (ivi, pp. 430-433), ma senza il brano conclusivo dove l’autore della
Scienza nuova
era ricordato a proposito del «sistema feudale omerico, di cui appena un
torbido passagiero lampo vide il Vico e noi abbiamo alla piena luce ritratto» (
Sp1
, p.
13). Propenso ad attenuare l’influenza diretta del filosofo della
Scienza nuova
in
Pagano e ad accentuare quella di Locke nell’analisi dei caratteri del governo feudale e
della «proprietà» è D. I
PPOLITO
,
op. cit.
, pp. 10 sgg., 88 sgg.
42
Per l’
Histoire philosophique
e lo studio delle sue fonti, dopo i noti lavori di
Feugère e Venturi, Duchet e Goggi, si vedano le acute pagine di G.
I
MBRUGLIA
,
Lo
storico e l’opinione pubblica. Raynal dalle «Nouvelles littéraires» all’ Histoire des deux
Indes,
in
Per Salvatore Rotta
, «Studi settecenteschi» XVII (1997), pp. 153-185. Dello
stesso autore è da vedere il contributo su
Enlightenment in eighteenth-century Naples,
in
Naples in the eighteenth century: the bird and death of a Nation state
(ed. by G.
Imbruglia, Cambridge, 2000), che ha giudicato i
Saggi
paganiani inscrivibili nel model-
lo di ‘storia filosofica e politica’, contrassegnata dall’obiettivo politico ben definito di
liberare dalla «seconda barbarie del feudalesimo» (p. 92).
43
Sul tema e la relativa discussione critica della letteratura di riferimento (da Ga-
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