PENSIERO E VITA CIVILE NELLA NAPOLI VICHIANA DI FINE SETTECENTO
99
ricorrente nei
Saggi
, per contrastare l’antico «spirito di dilazione, di
cavilli, di contrasti, di privato interesse, di mutua nimicizia delle classi,
di vicendevole diffidenza» che la «continuazione, e conchiusione del-
l’opra» denunciava in pagine del
Saggio VII
del 1785 (
Sp1
, pp. 261-262),
destinate a cadere nella seconda edizione. Solo attraverso la garanzia
delle leggi può assumere valore l’esercizio dei diritti dell’uomo-cittadino
e, con essi, realizzarsi il fine della conservazione a cui l’umanità è stata
dalla natura destinata dal punto di vista fisico e morale. Regolata dalla
moderna
libertà civile,
la soluzione del rapporto tra
libertà
e
autorità
rifletteva in Pagano l’affermazione di un concreto, rinnovato messaggio
politico. L’alleanza di trono e
philosophes
poteva essere salvata solo se
governo
e
legislazione
diventavano i segni distintivi della nazione napo-
letana, il criterio di valutazione di una monarchia moderna, fondata sulle
leggi contro gli abusi e i privilegi, imputabili all’incremento dell’ «in-
dipendenza privata». Sul tema poteva meglio valere l’indicazione meto-
dologica delle familiari pagine filangeriane sulla necessità di trasformare
l’indagine di Montesquieu su «quello che si è fatto» in una ricerca di
regole, su ciò che «si dovrebbe fare», per realizzare un «sistema compiu-
to e ragionato di legislazione» che «niuno ci ha dato ancora» e ridurre
«questa materia ad una scienza sicura ed ordinata, unendo i mezzi alle
regole e la teoria alla pratica»
60
. Un’esigenza tanto più condivisibile negli
anni Novanta, quanto più acutamente era avvertita la decaduta realtà
politica della Napoli di Maria Carolina e di John Acton che avevano
sconvolto l’antico potere dei giudici togati e favorito una militarizzazio-
ne dell’intera vita giudiziaria
61
. Coerente con il fallimento della pubblica
amministrazione e con l’esercizio di un potere personale autonomo fu
l’avvento di un vero e proprio stato di polizia. Pagano l’avrebbe speri-
mentato direttamente se già nella dedica delle
Considerazioni sul processo
criminale
(1787) a Luigi Medici scriveva di aver deciso «di non imprime-
re più alcuna delle mie produzioni», avendo dovuto ingoiare «l’amaro
frutto […] ricolto da’ miei Saggi politici»: «Una fiera persecuzione, che
la calunnia ordì, è stato il compenso delle mie lunghe vigilie»
62
. E, a sug-
mentale studio di A. M. R
AO
,
L’ ‘Amaro della feudalità’. La devoluzione di Arnone e la
questione feudale a Napoli alla fine del ’700
, Napoli, 1984, p. 327 e nota.
60
La Scienza della Legislazione
, cit.,
Introduzione
, vol. I, p. 19.
61
Cfr., oltre ai noti e fondamentali studi di Ajello e Rao, G. A
LESSI
, Giustizia e
polizia I. Il controllo di una capitale. Napoli 1779-1803
, Napoli, 1992.
62
Considerazioni
, «Al R. Consigliere Signor Cavaliere D. Luigi Medici de’ principi
d’Ottaiano», pp. 1, 2 (non numerate).
1...,89,90,91,92,93,94,95,96,97,98 100,101,102,103,104,105,106,107,108,109,...484