gli elementi di tutte le sostanze, «si sforza di conoscere le cose dividen-
dole [
studet dividendo
] in parti»
34
; essa ha perciò «diviso l’uomo in
corpo e animo, l’animo in intelletto e volontà, e dal corpo ha tratto o,
come si dice, astratto [
abstraxit
] la figura e il moto»
35
; ma «questi con-
cetti di ente, unità, figura, moto, corpo, intelletto, volontà», aggiunge
Vico, «altro sono in Dio, nel quale costituiscono l’unità, e altra cosa
sono nell’uomo, nel quale sono divisi: mentre in Dio vivono, nell’uomo
periscono»
36
. Mancata così la soluzione del rapporto fra mente e corpo,
nascono, per il Vico del
De antiquissima
,
quei rovi e quegli spini con i quali si graffiano e si feriscono reciprocamente
quei finissimi metafisici dei nostri tempi, quando si chiedono in che modo la
mente umana agisca sul corpo e il corpo sulla mente. Appunto perché tocca-
re ed essere toccato è un concetto che si può applicare solo ai corpi. Costretti
da queste difficoltà, ricorrono, come fosse uno stratagemma, a un’occulta
legge divina per la quale i nervi, quando vengono stimolati dagli oggetti ester-
ni eccitano la mente, e la mente invece tende i nervi allorquando intende com-
piere un’azione. E così si figurano la mente umana immobile nella ghiandola
pineale alla stregua di un ragno al centro della sua ragnatela; e quando in qual-
siasi punto della tela un filo viene mosso, il ragno lo sente. D’altra parte, quan-
do il ragno presagisce il temporale agita tutti i fili della sua tela […]. E ricor-
rono a questa legge occulta perché ignorano il modo con il quale il pensiero si
produce
37
.
Secondo Vico, e si comincia qui a scorgere la possibilità di una solu-
zione all’
impasse
nel quale la ‘nuova critica’ sembra chiudere il nostro
pensiero, si deve perciò
invertire
l’ordine cartesiano e, anziché scom-
porre analiticamente la natura dell’uomo, prender l’avvio dalla consta-
tazione della
reciprocità
di mente e corpo, reciprocità che, questa sol-
tanto, rende piena ragione del nostro manchevole
cogitare
; «io che
penso [
ego qui cogito
]», scrive Vico nel
De antiquissima
,
sono mente e corpo; e, se il pensiero [
cogitatio
] fosse causa del mio essere, sareb-
be causa anche del mio corpo. Ma ci sono corpi che non pensano. Anzi, io penso
proprio perché sono formato di corpo e mente,
sicché il corpo e la mente uniti
34
Ivi, p. 19.
35
Ibid.
36
Ivi, p. 21.
37
Ivi, pp. 35-37.
GERI CERCHIAI
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1...,92,93,94,95,96,97,98,99,100,101 103,104,105,106,107,108,109,110,111,112,...196