sono causa del pensiero
[
Quin quia corpore, et mente consto, ea propter cogito:
itaut corpus, et mens unita sint cogitationis caussa
]: giacché, se fossi solo corpo,
non penserei [
non cogitarem
]; se fossi solo mente, intenderei [
intelligerem
]
38
.
La definizione di coscienza come semplice segno dell’essere riman-
dava ad una più complessa articolazione della nostra interiorità; a que-
sta medesima articolazione si può adesso ricondurre anche l’opposizio-
ne, introdotta fin dall’inizio del capitolo I del
De antiquissima
, fra
intel-
ligere
e
cogitare
. Per comprendere «il modo con il quale il pensiero
[effettivamente] si produce», infatti, è necessario muovere dalla inter-
connessione di pensiero ed estensione: «il corpo e la mente uniti sono
causa del pensiero». Per Cartesio, il dubbio metodico portava alla cer-
tezza di essere una cosa pensante che,
per ciò stesso
, si percepiva nella
sua alterità rispetto alla
res extensa
; ed è su questa suddivisione che,
distinguendo fra
intelligere
e
cogitare
, viene a insistere la critica vichia-
na: i corpi non possiedono alcuna possibilità di
cogitatio
; ad una pura
mente, per converso, apparterrebbe quell’
intelligere
che definisce il
sapere di un essere infinito. L’uomo, dunque, può dire ‘
cogito’
proprio
perché è composto di mente e di corpo.
6. Secondo Vico, quindi, a fondamento della dottrina cartesiana delle
due
res
è possibile rinvenire in primo luogo un errore nella considerazio-
ne dei nostri procedimenti conoscitivi; a tale errore si accompagna però,
in seconda istanza, la determinazione di un’idea di sostanza fondamen-
talmente inadeguata a discriminare fra essenza metafisica ed esistenza
fisica delle cose
39
: «sapientemente», ragiona Vico nella
Prima risposta
,
gli scrittori della bassa latinità dissero, ciò che sta sotto, ‘sostanza’, nella quale
noi abbiamo riposto la vera essenza. Ma in quella ragione che la sostanza tiene
ragion d’essenza, gli attributi tengono quella dell’esistenza
40
.
38
Ivi, p. 37, tradotto in
Opere
, ed. Abbagnano, p. 203, corsivi miei.
39
Spiega infatti Vico come «l’essenza sia metafisica e l’esistenza fisica cosa» (
Risp.
I
, p. 143).
40
Ibid.
È opportuno precisare che quando Vico, nel
De antiquissima
, tratta della
sostanza, allude in genere alla dottrina dei punti metafisici, alla quale non farò qui rife-
rimento; ma sostanza, in quanto essenza (cfr.
infra
, nota 44), è anche Dio, conforme-
mente alla relazione che così viene espressa nel
Liber methaphysicus
: «In natura esisto-
no le cose estese: prima di ogni natura, c’è la realtà che rifiuta ogni estensione, Dio;
dunque, fra Dio e le cose estese vi è una realtà intermedia, inestesa eppure capace di
estensione, costituita dai punti metafisici. E non c’è davvero altro modo per stabilire
LA ‘NATURA INTEGRALE’ DELL’UOMO
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