A questo punto risulta possibile comprendere con maggior chiarez-
za cosa Vico intenda quando afferma che «la certezza di pensare è
coscienza non scienza»
45
dell’essere: come si è detto, coscienza si ha, in
negativo, «delle cose delle quali non siamo in grado di dimostrare il
genere o la forma»
46
; l’imperfezione della nostra
cogitatio
si determina
a sua volta nel duplice vincolo della mente col corpo e dell’uomo con
Dio, vincolo al quale la nostra riflessione è rinviata pure dalla nozione
di
cogito
come indizio dell’essere. Positivamente, dunque, il
cogito
si
configura come cognizione di esistenza nel riferimento a un ‘altro da sé’
che ne è causa e appoggio. Come ciò avvenga Vico lo spiegherà, di
nuovo, muovendo dalla polemica col
cogito
cartesiano, ma volgendo lo
sguardo, in particolare, all’interpretazione che ne aveva fornito Nicolas
Malebranche
47
. Per spingersi in questa direzione egli dovrà però innan-
zitutto avanzare un proprio personale modello d’interiorità, modello
che si fonderà su di una tripartizione dell’individualità in tre distinti
gradi di ‘consapevolezza’: l’anima, l’animo e la mente.
7. «Dio», afferma Vico nel
De antiquissima
, «è il primo autore di tutti i
moti, sia dei corpi che degli animi»
48
. Anima e animo sono ugualmente
generati da un movimento circompulsivo dell’aria, unico elemento sen-
sibile «che si muove con moto comune a tutte le cose»
49
. L’
aër
, d’altro
LA ‘NATURA INTEGRALE’ DELL’UOMO
105
diffinizione sia sconcia e contraria a se stessa: confondere ciò che è con ciò che esiste,
cioè l’essere e l’esserci, ciò che sta sotto e sostiene con ciò che sovrasta e s’appoggia. Di
che poi nascono quelli cotanto impropri parlari: ‘
Ego sum
’, ‘
Deus existit
’, che ‘io sono’
e ‘Dio ci è’; quando Iddio propriamente è, ed io sono propriamente in Dio: che con
molta proprietà di vocaboli, le scuole dicono ‘Dio essere sostanza per essenza, le cose
create esserlo per partecipazione’» (
Risp. II
, pp. 158-159).
45
De ant
., p. 33.
46
Ivi, p. 35; cfr.
supra
, § 3.
47
Su Vico e Malebranche resta fondamentale l’intervento di A. I
NGEGNO
,
Da
Malebranche a Vico
, in
Filosofia e cultura. Per Eugenio Garin
, 2 voll., a cura di M.
Ciliberto e C. Vasoli, Roma 1991, vol. II, pp. 495-529. Cfr. inoltre A. S
TILE
,
Anatomia
dell’anima: tra Malebranche e Vico
, in
Vico tra l’Italia e la Francia
, a cura di M. Sanna e
A. Stile, Napoli, 2000, pp. 263-286.
48
De ant
., p. 109.
49
Ivi, p. 97; «la macchina comune a tutti i moti», spiega Vico nel capitolo IV del
De antiquissima
, «è l’aria e la circompulsione è la sensibile mano di Dio che muove ogni
cosa» (ivi, p. 93). Sulle fonti di questa ipotesi e sui suoi rapporti con la cultura degli
investiganti e con quella napoletana rinvio al classico studio di N. B
ADALONI
,
Introduzione a G.B. Vico
, Milano, 1961.
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