I QUARANT’ANNI DEL «BOLLETTINO
DEL CENTRO DI STUDI VICHIANI»
1. Anche per chi, come me, di questi quarant’anni di vita del «Bollet-
tino» non ha vissuto l’intero corso, estraneo, per ragioni anagrafiche,
alla prima serie (1971-1980), dominata dalla personalità del suo fonda-
tore, Pietro Piovani, la ‘ricorrenza’ non induce a formali celebrazioni
accademiche, pur doverose, di un prestigioso ‘luogo’ della ricerca
scientifica italiana. È, invece, un momento da «vivere con lietezza»,
svolgendo, in sorvegliato senso positivo, l’imperativo crociano condivi-
so dallo stile sobrio di lavoro e di vita di Piovani
1
, perché l’evento è,
innanzitutto, la significativa oggettivazione del lavoro comune ad alme-
no quattro generazioni di studiosi. Il che è fatto davvero eccezionale
per una rivista di alta specializzazione, dedicata ad un classico del pen-
siero moderno, un’esperienza paragonabile solo a pochissime altre
pubblicazioni periodiche internazionali come quelle dedicate a
Rousseau o Voltaire, a Kant o Hegel. E se la qualità di un’attività scien-
tifica non è ovviamente riducibile a dimensioni quantitative, sarebbe,
tuttavia, ipocrisia o intellettuale civetteria obliare il lavoro quotidiano
prodotto che, nei quarant’anni di vita del periodico, si è tradotto nella
pubblicazione di 174 saggi, di 251 «schede e spunti», 241 recensioni,
2293 «avvisi bibliografici», per un totale di 8.774 pagine cui vanno
aggiunte le 861 pagine dei 7 «Supplementi».
Per risalire alle motivazioni scientifiche di tale imponente
impresa
bisogna necessariamente partire dagli studi vichiani del Piovani, dalla
sua avvertita esigenza di
omaggio a Vico
e alla sua
esemplarità
, discussa
1
F. T
ESSITORE
,
La scomparsa del filosofo Pietro Piovani, un maestro di vita: ‘Vivere
e lavorare senza lietezza’
, in «Il Mattino» di Napoli LXXXVIII (27 agosto 1980), p. 3.
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