ria della conversione del vero col fatto e che dev’essere quindi applica-
ta a tutte le attività intellettuali dell’uomo:
Per questo si esprimono con eleganza gli scolastici quando chiamano i sensi,
la fantasia, la memoria, l’intelletto ‘facoltà dell’anima’. Ma creano un elemen-
to di disturbo in questa eleganza quando sostengono che i colori, i sapori, i
suoni, il tatto sono nelle cose stesse. Difatti, se i sensi sono facoltà, noi stessi
facciamo i colori quando vediamo, i sapori quando gustiamo, i suoni quando
udiamo, il freddo e il caldo quando tocchiamo
67
.
La facoltà non è dunque recezione passiva del proprio oggetto,
quanto piuttosto assimilazione e rielaborazione dell’universo esteriore
in quello interiore; essa è cioè un’azione sulla realtà che, pur nella con-
sapevolezza dei propri limiti rispetto alla perfetta conoscenza divina (e
anzi proprio per essi), pare essere in grado, col suo talento produttivo,
di porre rimedio alle astrazioni di una scienza meramente contemplati-
va: «i primi uomini», affermerà Vico nel più tardo contesto della
Scienza nuova
del ’44,
come fanciulli del nascente gener umano […], dalla lor idea criavan essi le
cose, ma con infinita differenza però dal criare che fa Iddio: perocché Iddio,
nel suo purissimo intendimento, conosce e, conoscendole, cria le cose; essi,
per la loro robusta ignoranza, il facevano in forza d’una corpolentissima fan-
tasia, e, perch’era corpolentissima, il facevano con una maravigliosa sublimità,
tal e tanta che perturbava all’eccesso essi medesimi che fingendo le si criava-
no, onde furon detti ‘poeti’, che lo stesso in greco suona che ‘criatori’
68
.
Non dalle «longues chaînes de raisons» assunte a modello dal carte-
siano
Discorso sul metodo
69
prende dunque inizio, per il Vico delle
prime riflessioni metafisiche come per quello delle ultime ricerche sto-
riche e filosofiche, la conoscenza umana, quanto piuttosto dallo studio
dei meccanismi produttivi della sensazione, della «corpolentissima fan-
tasia», della memoria, di tutti quegli attributi, cioè, che legandosi indis-
solubilmente l’uno con l’altro e tutti insieme, attraverso l’
animus
, con
la materialità terrena, esprimono, nell’ingegno quale «ritrovatore di
GERI CERCHIAI
110
67
Ibid.
, p. 113. Cfr. anche
Risp. I
, p. 138: «ed essendo la facultà una prontezza di
operare, ne raccolgo che l’animo con ciascuna facultà si faccia il suo proprio soggetto:
come i colori col vedere, gli odori col fiutare, i suoni con l’udire, e così delle altre».
68
Sn44
, pp. 570-571.
69
Cfr. il volume VI dell’edizione Adam-Tannery, p. 19.
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