cose nuove»
70
, la «facoltà specifica del sapere» umano
71
.
Scrive Vico nella
Prima risposta
:
Ragiono della memoria e della fantasia e fermo che sono una medesima facul-
tà. Poi, derivando da sì fatti principi la particolar facultà del sapere, dico esser
lo ingegno, perché con questa l’uomo compone le cose, le quali, a coloro che
pregio d’ingegno non hanno, sembravano non aver tra loro nessun rapporto
72
.
Più ancora, però, «
ingenium
e
natura
sono in latino la stessa cosa»,
di modo che, attraverso una efficace ridislocazione della tradizionale
figura dell’uomo come ‘animale razionale’, l’ingegno stesso viene a rap-
presentare «la specifica natura» dell’individuo
73
.
Con un simile mutamento di prospettiva, che sposta almeno in parte
la conoscenza ad un livello per così dire ‘pre-razionale’, Vico prosegue
nella direzione già intrapresa con la critica al
cogito
cartesiano, rinun-
ciando senz’altro, come ammette egli stesso nelle ultime pagine del
De
antiquissima
, ad una metafisica che consenta «di raggiungere tutte le
verità»
74
, ma guadagnando però al suo pensiero alcuni di quegli ele-
menti che, proprio per essere riconducibili all’indeterminatezza della
coscienza, rappresentano a suo parere uno dei fondamentali punti d’av-
vio per la corretta interpretazione della natura umana.
Certo, la critica alla separazione di mente e corpo non dev’essere
troppo accentuata, pena il rischio di travisare l’inesausta tensione all’in-
terno della quale si muove il pensiero vichiano, dal pessimismo duali-
stico degli
Affetti di un disperato
alle profonde e complesse ricerche
storiche dell’ultima redazione della
Scienza nuova
. E tuttavia, pure là
dove la
res extensa
sia da Vico più o meno platonicamente contrappo-
sta alla
res cogitans
come un fattore di possibile corruzione della
mens
75
,
LA ‘NATURA INTEGRALE’ DELL’UOMO
111
70
Risp. II
, p. 152.
71
Cfr. tutto il cap. VII del
De antiquissima
, e in particolare Il § IV, intitolato, per
l’appunto, «De certa facultate sciendi».
72
Risp. I
, p. 138.
73
De ant.
, p. 119.
74
Ivi, p. 143.
75
Ad esempio, trattando nel
De ratione
dell’eloquenza, Vico da una parte ne spie-
ga il valore proprio in forza del congiungimento di anima e corpo, dall’altra parla del-
l’
appetitus
come di una «animi labes, corporis contagione contracta»: «Il volgo è volto
e travolto dalla bramosia, che è tumultuosa e turbolenta, come un marchio dell’anima
contratto a contagio col corpo, del quale segue la natura, onde non si muove se non
mediante cose corporee. Pertanto si deve attrarre l’ascoltatore con immagini corporee»
(
De rat.
, p. 137).
1...,101,102,103,104,105,106,107,108,109,110 112,113,114,115,116,117,118,119,120,121,...196