rimane per certo che, secondo la prospettiva da questi introdotta, la fi-
losofia deve non tanto rivolgersi alla composizione dell’attrito fra i due
elementi, accentuandone uno a scapito dell’altro o forzandoli entrambi
in un rapporto di troppo facile comunione, quanto piuttosto indirizzar-
si alla comprensione dell’intima
correlazione
che ne regola i contrappe-
si, poiché è precisamente da uno stato d’interdipendenza che muove la
condizione reale della scienza umana.
I «nostri critici», afferma Vico nel capitolo sugli «Svantaggi della
nuova critica» del
De ratione
, «pongono il primo vero come anteriore,
estraneo e superiore ad ogni immagine corporea»
76
; essi, aggiunge,
lo insegnano troppo prematuramente ai giovani […]. Infatti, come nella vec-
chiaia prevale la ragione, nella gioventù prevale la fantasia; e non conviene
affatto accecarla, poiché sempre è considerata come felice indizio dell’indole
futura. E la memoria, la quale se non è tutt’uno con la fantasia, certo è press’a
poco la stessa cosa, poiché i fanciulli in nessun’altra facoltà della mente pri-
meggiano, dev’essere rigorosamente coltivata; e non si debbono indebolire gli
ingegni nelle loro attitudini per quelle arti che richiedono memoria, o fantasia
o ambedue
77
.
Si intravvedono qui i presupposti di quell’attenzione per gli aspet-
ti evolutivi del nostro sapere che, ampiamente e diversamente esami-
nati nel capolavoro del ’44, consentiranno una inedita apertura non
solo sull’analisi dei rapporti interni alle facoltà dell’essere umano, ma
anche sullo studio delle loro intricate corrispondenze fisiche, storiche
e sociali. Più in generale, nel complesso di questi pensieri è possibile
a mio parere rintracciare alcuni dei motivi nei quali consiste l’attualità
delle riflessioni vichiane sulla struttura dell’animo umano e delle sue
facoltà, e in questa direzione, anche, può essere modernamente riletta
l’espressione sull’
integro iudicio
cui ho fatto cenno all’inizio del mio
intervento:
sarei d’avviso d’istruire i giovani in tutte le arti e scienze con giudizio integra-
le. A tal fine la topica li arricchisca dei suoi luoghi e intanto col senso comune
progrediscano nella pratica della vita e nell’eloquenza, con la fantasia e la
memoria si irrobustiscano in quelle arti che si servono di queste facoltà, infi-
ne, apprendano la critica, per giudicare in ultimo col proprio cervello sulle
GERI CERCHIAI
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76
Ivi, p. 105.
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Ivi, pp. 105-107.
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