giungere tutte le verità né gli nega di conoscerle tutte, ma magari qual-
cuna sì»
23
. La scienza propria dell’uomo è dunque «figlia del limite»
24
,
in quanto nasce «da un’imperfezione [
vicio
] della nostra mente, ossia
dalla sua estrema limitatezza [
summa… brevitate
] dovuta al fatto che
tutte le cose sono al di fuori [
extra
] di essa». La conoscenza umana cir-
coscrive, dunque, il proprio ambito in relazione all’impossibilità che la
mente – «creazione di Dio», e come tale contrassegnata «dall’indeter-
minatezza e dalla possibilità»
25
– contenga in sé tutte «le cose che aspi-
ra [
affectat
] a conoscere»
26
; si delimita e si legittima al tempo stesso
attraverso un esercizio rigoroso e sempre vigile di ‘riduzione validante’,
che consiste nel contenere la
hybris
conoscitiva dell’uomo all’interno
dei confini effettivamente a lui consentiti, entro i quali soltanto è pos-
sibile definire la natura nonché verificare ed eventualmente giustificare
le pretese di verità dei saperi residuali che gli appartengono.
Alla luce di siffatte prospettive teoretiche, il
cogito, ergo sum
di
Cartesio non aveva alcuna credenziale per presentarsi quale «primo
vero», perché il fatto che ‘io pensi’ è al più il «sintomo [
techmerium
27
,
«il segno indubitato del mio essere»
28
, ma assolutamente non è né la sua
causa né quella del «mio essere mente»
29
o del mio essere un Io; sicché,
«non essendo cagion del mio essere, non m’induce scienza [né] dell’es-
sere»
30
né della mente, e tantomeno dell’Io. In questo modo Vico
depo-
DEPOTENZIAMENTO DEL COGITO E ‘DISAPPARTENENZA’ DELL’IO
121
23
De ant
., «Conclusione», pp. 142-143. Cfr. anche
Risp
.
II
, p. 135. La «gnoseolo-
gia del
De antiquissima
» – scrive a tal proposito, con taglio deciso, Mario Agrimi –
segna la «consapevole fondazione di una ‘scienza umana’, che nettamente definisce i
propri confini rispetto allo ‘scetticismo’ e al ‘dogmatismo’ […], aprendo criticamente
la conoscenza ai soli reali saperi umani, che sono i verisimili e i probabili» (M. A
GRIMI
,
«Et ‘factum’ et ‘verum’ cum ‘verbo’ convertuntur»
, in
Vico und die Zeichen
/
Vico e i
segni
, Atti del Convegno omonimo, Berlino 23-25 settembre 1993, a cura di J. Trabant,
Tübingen, 1995, pp. 121 sgg.). Sul tema della metafisica conforme alla limitatezza /
debolezza dell’uomo, cfr. anche le interessanti osservazioni di G. C
ACCIATORE
,
Filosofia
‘civile’ e filosofia ‘pratica’ in Giambattista Vico
, in
Momenti della filosofia civile italiana
,
a cura di G. Cacciatore e M. Martirano, Napoli, 2008, pp. 39 sgg.
24
I
D
.,
Finito e infinito nella filosofia vichiana della storia
, in I
D
.,
L’infinito nella sto-
ria. Saggi su Vico
, Napoli, 2009, p. 17; ma si vedano anche le pp. 9 e 16 sgg.
25
I
D
.,
Metaphysik, Poesie und Geschichte. Über die Philosophie von Giambattista
Vico
, Berlin, 2002, p. 53.
26
De ant
., cap. I § 1, pp. 26-27.
27
Ivi, cap. I, § 2, pp. 36-37.
28
Risp
.
I
, p. 135.
29
De ant
., cap. I, § 2, pp. 36-37.
30
Risp
.
I
, p. 135.
1...,111,112,113,114,115,116,117,118,119,120 122,123,124,125,126,127,128,129,130,131,...196