tuoso,
gioioso
– di contro ai tanti studi
in onore
che in genere circolano in
ambiente accademico.
Traspare, infatti, nella gran parte dei contributi che sono raccolti in questo
libro l’affetto amicale e la stima profonda nei confronti di un maestro che ha
sempre trasmesso la propria autentica
gioia
verso la ricerca e il sapere, unita-
mente ad uno stupore sempre nuovo dinanzi alle scoperte della mente. Ecco
perché gli amici e i colleghi di Paolo Cristofolini affrontano, ciascuno nel pro-
prio contributo, e ciascuno a suo modo, quasi tutti i temi a lui cari, discuten-
do di Cartesio come di Spinoza e di Vico, senza però trascurare incursioni nel
dibattito filosofico contemporaneo, e senza tralasciare – in verità in non pochi
casi – di affidarsi ai ricordi e di ripercorrere all’indietro la strada della memo-
ria, per ‘festeggiare’ un sodalizio tanto intellettuale, quanto amicale.
Apre il volume il saggio di Andrea Battistini, dal titolo
Una lunga e genero-
sa fedeltà a Vico
(pp. 9-14), che ripercorre, con sapiente perizia filologica, gli
studi vichiani di Cristofolini, a partire dalla cura degli scritti del filosofo napo-
letano, affidatagli negli anni ’70 da Nicola Badaloni.
Affiancando lo studio della filosofia a quello della filologia – fa notare
Battistini – Paolo Cristofolini ha sempre prestato massima attenzione
all’«ascolto diretto dei testi», come testimonia l’edizione critica della
Scienza
nuova
del 1730, opera che, data alle stampe nel 2004, lo ha visto impegnato
per circa diciotto anni: «evidentemente aveva ragione Nietzsche» – dichiara
Battistini – «quando ebbe a sostenere che la filologia ‘deve compiere un finis-
simo attento lavoro e non raggiunge nulla se non lo raggiunge lento’» (p. 9).
Viene poi ricordata
La
Scienza nuova
di Vico, Introduzione alla lettura
, il
cui obiettivo, sostenuto dalla semplicità formale del compendio, non è di certo
quello di banalizzare il pensiero di Vico, ma al contrario quello di rendere con-
sapevoli i lettori della profonda complessità delle sue intuizioni.
Ed è infatti l’intento antiteleologico che Cristofolini applica alle tre stesu-
re della
Scienza nuova
che gli permette di restituire finalmente autonomia – e
quindi anche dignità – a ciascuna delle tre redazioni dell’opera, sdoganando
del tutto l’opinione che quanto viene dopo altro non è che ‘miglioramento’ di
quanto lo precede, con un conseguente appiattimento di ogni interesse sull’ul-
tima redazione, ovvero quella del ’44. In più – mette bene in luce Battistini –
è proprio l’indipendenza di giudizio che ha sempre sostenuto Paolo
Cristofolini che gli ha permesso di esplorare nella
Scienza nuova
tutte quelle
pieghe a lui più congeniali, ovvero quelle che, in perfetta sintonia con lo stes-
so spirito che animava pure Vico, gli hanno consentito di mettere in rilievo
l’originalità e l’eccentricità del pensiero del filosofo napoletano.
Segue a questo di Battistini il saggio di Daniela Bostrenghi,
Bene agere, et
laëtaei. Paolo Cristofolini, Spinoza e la gioia
(pp. 15-21), nel quale l’A., con
RECENSIONI
147
1...,137,138,139,140,141,142,143,144,145,146 148,149,150,151,152,153,154,155,156,157,...196