alcuni passi hegeliani con scritti più o meno contemporanei ad essi di Goethe.
Risultano da tale confronto non poche analogie testuali, che Cesa, fine e raffi-
nato filologo, interpreta dichiarando che potrebbe – è vero – essere solo una
ipotesi quella che vede Goethe fortemente suggestionato da alcuni passi hege-
liani, ma che se essa fosse vera servirebbe ad aggiungere un nuovo tassello a
ciò che si sa sul legame intercorso tra i due grandi pensatori, e cioè che Goethe
«faceva gran conto […] dell’ingegno di Hegel, e non soltanto in questioni di
filosofia naturale» (p. 32), sebbene fosse fortemente turbato dal suo stile com-
plesso e dal linguaggio fin troppo speculativo.
Ancora dedicato a Spinoza, e in particolare al
De emendatione
, è il denso
saggio di Marilena Chaui
Anatomia e terapia della mente umana
(pp. 33-40).
Chaui rievoca in esso che l’idea di una
medicina animi
non era nuova nel seco-
lo XVII, ma già conosciuta attraverso i trattati stoici
de vita beata
e definitiva-
mente consacrata grazie al Libro III delle
Tusculane
ciceroniane. Intesa come
purificazione morale in vista di una vita migliore, e interpretata dunque come
emendatio
, la filosofia aveva raggiunto con Boezio ed Agostino la sua realizza-
zione paradigmatica, mentre tra i moderni si deve a Nifo e a Bacone l’idea di
essa come cura per l’anima. Contro questa lunga tradizione – che non cela la
sua origine stoico-romana – polemizza pure Descartes in apertura del
Traité
des passions de l’âme.
Ora il «Prologo» del
De emendatione
– nota Chaui – sembra essere debi-
tore tanto della letteratura della
medicina animi
quanto del
Traité
cartesiano,
sebbene vi siano non pochi passaggi che separano le idee espresse qui da Spi-
noza da entrambe le posizioni appena menzionate. Gli undici paragrafi attra-
verso i quali si snoda il «Prologo» del
De emendatione
seguono infatti la pre-
cettistica cinquecentesca e seicentesca del trattato di medicina – in seguito alla
diagnosi della malattia dell’animo come disordine vitale, viene offerta l’eziolo-
gia di tale malattia, e proposto l’inizio della cura con la ricerca del rimedio –
ma anche il
Tractatus
stesso predilige il medesimo impianto formale. Estrema-
mente interessante in esso – mette bene in luce l’A. nelle pagine conclusive di
questo suo contributo – è l’indagine sulle effettive capacità di conoscenza vera
possedute dall’essere umano: Spinoza esplora le conoscenze esistenti in noi e
l’esercizio dell’intelletto nelle scienze costituite, prende posizione rispetto allo
statuto della matematica e della filosofia naturale, e distingue immaginazione
e intelletto come condizioni della
mea philosophia
intesa come conoscenza del-
l’unione della mente con l’intera natura. Il fatto poi che il
Tractatus
sia rimasto
incompiuto è dovuto al fatto che Spinoza non ha ancora messo per iscritto la
sua fisica «e, dunque, la sua teoria della relazione tra la dimostrazione geome-
trica e l’esperimento, cosicché la sequenza del
De emendatione
, rispettando la
RECENSIONI
149
1...,139,140,141,142,143,144,145,146,147,148 150,151,152,153,154,155,156,157,158,159,...196