pienza, all’ignoranza, o addirittura alla follia. Ciò che all’A. interessa mettere
in luce è la tendenza della
moria-stultitia
a trasformarsi, nel corso del secolo,
in vera e propria
mania-insania.
Attraverso una prosa scorrevole e uno stile molto accattivante vengono
ricordati insieme al
De docta ignorantia
di Nicola Cusano, l’
Oratio de homini
dignitate
di Giovanni Pico della Mirandola, l’
Elogio della follia
di Erasmo, gli
scritti di Charles de Bovelles, come pure Giordano Bruno con la sua «furia
filosofica» (p. 49), gli ‘eroi’ shakespeariani Macbeth e Amleto, e il Don
Chisciotte di Cervantes.
Segue a questo di Luciana de Bernart il saggio di Antonella Del Prete,
An-
geli e uomini: dibattiti cartesiani
(pp. 53-63), che si apre con la riflessione secon-
do cui la gnoseologia cartesiana ha come conseguenza quella di avvicinare gli
uomini agli angeli. L’andamento argomentativo della speculazione filosofica di
Descartes – fa notare Del Prete – porta in primo piano la separazione della
mente dal corpo, una separazione che, peraltro, è funzionale pure alla dimo-
strazione dell’immortalità dell’anima. Tale distinzione, inoltre, serve anche a
garantire alla mente il possesso di un’attività intellettuale a lei peculiare, un’at-
tività pura, ossia indipendente dal corpo, fonte della conoscenza di tutte le
sostanze immateriali e base indispensabile per affermare l’esistenza di idee
innate, e dunque anche della conoscenza di Dio sotto forma di idea di infinito.
Sebbene Descartes scelga di modellare la conoscenza umana su quella tra-
dizionalmente attribuita agli angeli da Tommaso e da Duns Scoto, sono pochi
i luoghi in cui il filosofo si esprime sugli angeli in generale, e sul loro modello
di conoscenza in particolare. Dopo la sua morte il confronto con gli angeli
muta poi di statuto, e viene meno la reticenza – che caratterizzava invece for-
temente i testi cartesiani – ad esplicitare le affinità tra una mente pura ed un
angelo. Luis de La Forge, editore e commentatore del
Traité de l’esprit de
l’homme
, gioca un ruolo chiave nella ricezione e diffusione delle idee di
Descartes. Sul tema dell’unione tra mente e corpo – dichiara l’A. – il discorso
di La Forge è molto più ampio e articolato di quello di Descartes: segno che
questo è uno degli argomenti più discussi dopo morte del filosofo sia tra gli
avversari, sia tra gli stessi cartesiani. Lo sviluppo dato da La Forge a questi
temi presenti in Descartes, ma solo sotto forma di accenni, dimostra la consa-
pevolezza di aver proposto soluzioni a problemi presenti nel pensiero del mae-
stro, ma anche di averne acuito alcune aporie. Con Gérauld de Cordemoy –
conclude poi Del Prete – si notano infine tratti di continuità, ma anche mar-
cate differenze: in lui, ancora una volta, punto di partenza è la tesi che l’unio-
ne tra l’anima e il corpo è solo una delle tante unioni possibili che si possono
avere.
RECENSIONI
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