bonheur
, 1997), Nicchiarelli cerca di dimostrare come questo processo si possa
trasporre e quindi rappresentare in un film (in questo caso
Un’ora sola ti vor-
rei
di Alina Marazzi, 2002) e come, attraverso tale procedimento, il film fini-
sca per richiedere allo spettatore di compiere lo stesso esercizio libero di
immaginazione svolto dall’A.
Come lo storico delle idee si procura gli ‘attrezzi del mestiere’: John Stuart
Mill e Wilhelm Dilthey, Carl Schmitt e Reinhart Koselleck
(pp. 149-154) è poi
il titolo del saggio di Andrea Orsucci, il quale ricorda come lo studio del modo
in cui lavorano gli storici della filosofia – tema attraversato talvolta pure da
Cristofolini stesso – mostra «quanto possano essere arbitrarie le scelte della
selezione degli ‘attrezzi del mestiere’ da cui risulta, in seguito, un contributo
di tutto rilievo» (p. 149).
Come esempi eloquenti di un tale dissidio tra strumenti interpretativi e ter-
reno dell’indagine Orsucci ricorda il caso di Wilhelm Dilthey, che nel 1883
rilesse l’evoluzione del pensiero greco trasformando in canone storiografico
un motivo del
Sistema di logica
di John Stuart Mill, e quello di Reinhart
Koselleck, suggestionato intorno al 1970 dall’Illuminismo tedesco attraverso le
letture della filosofia politica di Carl Schmitt.
Chiara Piazzezi discute subito dopo, con molto acume, di
Educazione e
bontà delle buone ragioni
(pp. 155-162). Piazzesi si domanda in che cosa con-
siste l’azione di indurre un cambiamento nei criteri che una persona ha a
disposizione, ricordando di essersi già posta questo interrogativo nel 2004 pro-
prio insieme a Paolo Cristofolini, durante una discussione intorno all’allora
recentemente approvata legge francese che proibisce l’uso di simboli religiosi
nelle scuole. Pertanto, partendo dalla premessa del carattere dispositivo delle
credenze e delle differenti caratteristiche culturali, l’A. ricorda che in quell’oc-
casione Cristofolini si dichiarò insoddisfatto di tale proibizione, negando che
essa potesse avere l’effetto di indurre una qualche forma di maggiore tolleran-
za per le differenze, e auspicando invece situazioni di persuasione al confron-
to e alla libertà di espressione. Nella sua idea sarebbe stato importante mostra-
re praticamente ai membri di una comunità concreta
come
si vive insieme nel
rispetto delle differenze, e attraverso questo agire comune persuaderli a valo-
ri differenti da quelli di cui erano portatori in partenza.
Quelli da seguire, insomma, sarebbero per Piazzesi quei modelli di relazio-
ne capaci di indurre un cambiamento profondo attraverso un quadro di inten-
sa motivazione affettiva e una pratica immediata del cambiamento stesso, la
cui efficacia non si fonda su alcuna discussione teorica dei contenuti del mes-
saggio trasmesso. «In questo modo» – conclude l’A. – «si radicano ‘buone ra-
gioni’ per pensare e per credere […]: esse entrano a far parte della stabilità
RECENSIONI
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