sistemica dell’identità personale, non sono frutto di valutazione teorica e con-
senso intellettuale. Sono queste le relazioni in grado di trasformare profonda-
mente la vita di chi apprende, e indurlo a pensare, credere e agire in modo
diverso» (pp. 161-162).
Segue a questo di Piazzesi il contributo di Mariangela Priarolo,
Né con
Cartesio né con Spinoza. Note in margine al concetto di possibile in Leibniz
(pp.
163-169), incentrato, come si evince dallo stesso titolo, a ‘liberare’ il concetto di
possibile
in Leibniz da paternità tanto cartesiana quanto spinoziana. Priarolo, in
prima battuta, ricorda giustamente che una delle critiche più note mosse a
Leibniz è quella di avere avvicinato la filosofia di Cartesio e quella di Spinoza,
un avvicinamento, questo, che ha indotto nel tempo non pochi interpreti ad
avanzare l’ipotesi che l’evoluzione del concetto leibniziano di possibile dipenda
sostanzialmente dal rapporto di Leibniz con Spinoza. Dopo avere ricordato le
posizioni della critica più autorevole in merito, l’A. conclude dichiarando che
«se […] si vuole cercare un’evoluzione del concetto di possibilità in Leibniz a
fini antispinoziani è relativamente a
questo
aspetto specifico della possibilità
[quello dell’interpretazione logica] che si deve cercare un qualche mutamento.
[…] Viceversa, i cambiamenti relativi alla formulazione della tesi della realtà dei
possibili, con l’accentuazione della loro consistenza ontologica e della loro auto-
nomia, devono piuttosto essere letti come del tutto interni al rapporto con
Cartesio, e dipendenti in particolare da quella critica alla teoria cartesiana della
conoscenza, la quale se come argomento polemico aveva forse agli occhi di
Leibniz meno
appeal
delle accuse di spinozismo, fu però al centro della maggior
parte delle riflessioni da lui dedicate al ‘fastidioso’ avversario» (pp. 168-169).
Il saggio di Léon Brunschvicg,
Portrait d’Anatole France. Présenté et anno-
té par Renzo Ragghianti
(pp. 171-176) presenta, subito dopo, come d’altronde
è possibile desumere dallo stesso titolo, il ritratto che Renzo Ragghianti intor-
no al 1935 tracciò di Anatole France, mettendone in evidenza insieme al pen-
siero sulla relatività della storia pari alla relatività della scienza, anche il pessi-
mismo, che tuttavia lo portò ad amare in modo particolare la vita. Brunschvicg
ricorda di France il racconto
Le jardin d’Epicure
: dopo aver paragonato que-
sto giardino al celebre orto del
Candide
di Voltaire, rievoca che egli affronta
qui con grande ironia i temi del dibattito filosofico coevo, dimostrando quan-
ta irrazionalità vigeva entro i confini della società contemporanea.
Manuela Sanna discute, invece, di
Natura dell’errore tra variazione e perfe-
zionamento
(pp. 177-184), e lo fa partendo dalla nozione cartesiana di corpo,
così come è definito nella seconda
Meditazione
, ovvero
corpo organico
, con-
trapposto a
spirito
e
mente
. La complessità del disegno cartesiano – spiega
Sanna – affonda le proprie radici in primo luogo nella nozione aristotelica di
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