Nell’accostare l’opera di Vico alla ri-
flessione di Eric Voegelin, l’A. sottolinea
i punti di contatto sul tema del fondazio-
nalismo, che meglio di altri mette in luce
il significato politico del loro pensiero.
Per entrambi, infatti, la natura trascen-
dente e contingente della condizione
umana è affidata alla sua rappresentazio-
ne simbolica piuttosto che concettuale, e
da ciò ne consegue il comune interesse
per l’origine della società e l’idea dello
sviluppo storico della potenzialità della
mente umana. L’A. si sofferma brevemen-
te sul capitolo dedicato a Vico contenuto
nell’
History of Political Ideas
, dove
Voegelin sottolinea la dimensione storica
delle scienze umane rivendicata da Vico
in opposizione al razionalismo cartesiano,
per sottolineare la profonda affinità che
lega il loro progetto di ri-fondare una
nuova scienza dell’uomo e della storia.
«La
Scienza Nuova
y
The New Science of
Politics
fueron obras concebidas también
como reacción contra movimentos, como
el racionalismo, el scientismo, y el positi-
vismo, que intentaban reducir toda cien-
cia el estudio de la superficie de las cosas,
de su realidad fenoménica. Contra ello,
ambos se apelarían al ejemplo de los clá-
sicos, con el fin de recuperar una concep-
ción más amplia de ciencia: una ciencia
de la sustancia» (p. 121).
L’A. affronta il tema centrale del suo
lavoro sulla relazione e i fondamenti del
linguaggio simbolico confrontandosi con
le tesi di Ernesto Grassi sul significato fi-
losofico dell’umanesimo considerato alla
luce della teoria vichiana dell’origine
poetica della società. Anche in Voegelin,
pur se in modo non sistematico, il tema
del linguaggio assume un ruolo decisivo
per l’importanza data al simbolo, inteso
come visione della pienezza dell’essere.
«La vision es un evento en el proceso de
conocimiento en que lenguaje y realidad
forman un consunto. En el momento en
que se intenta analizarla rompiendo esta
unidad, es decir, afuera del mismo proce-
so, descomponiendo el lenguaje en pro-
posociones a la cuales corresponde una
realidad externa, se diseca la verdad ori-
ginaria de los simbolos» (p. 132).
[R. M.]
3. B
ATTISTINI
Andrea,
Genesi e fortu-
na della monografia vichiana di Benedetto
Croce
, in «Critica Letteraria» XXXVI
(2008) 2, pp. 211-226.
«Più che insistere ancora, dopo tante
volte, sui limiti della lettura crociana,
sarebbe meglio porre l’accento […] sul
ruolo culturale mai sopravvalutabile rico-
perto da Croce nel capitolo sulla fortuna
novecentesca di Vico» (p. 226). Così Bat-
tistini conclude il suo saggio, nel quale
ricostruisce la genesi della monografia
vichiana di Croce del 1911 partendo dal
contesto culturale della sua prima lettura
della
Scienza nuova
, nel 1892. Sono evi-
denti gli influssi del mondo tedesco e l’in-
tento del giovane Croce di mettere in
relazione Vico con il pensiero europeo
moderno, rifacendosi alla linea laica di
Spaventa e di De Sanctis; soprattutto, di
offrire una personale risposta all’annoso
dibattuto problema della ‘decadenza’ ita-
liana, «dopo aver scavalcato con un balzo
lo ‘scientismo’ e il ‘razionalismo astratto’
dell’Illuminismo e il positivismo, insieme
con i fondamenti del materialismo stori-
co» (p. 213). Questa operazione compor-
terà per Croce il determinante riferimen-
to a Hegel e al ‘precorrimento’ di Vico
non solo considerato come ‘il secolo deci-
monono in germe’, ma addirittura prota-
gonista di una sorta di reincarnazione nel
filosofo tedesco.
Il progetto della monografia vichiana
si evince da varie lettere indirizzate nel
AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
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