primo decennio del Novecento a Gentile
e a Prezzolini, da alcuni saggi e dal primo
nucleo della
Bibliografia vichiana
edita
nel 1904; infine, nel 1911,
La filosofia di
Giambattista Vico
viene data alle stampe.
Battistini sottolinea la ‘contaminazione’
tra i testi di Vico e il pensiero di Croce,
secondo «un disegno espositivo e un ap-
parato storico-filosofico di inquadramen-
to che condizionò per molti decenni la
lettura del suo pensiero» (p. 220); e sot-
tolinea l’operazione compiuta da Croce
sul piano stilistico e oggetto fin dall’inizio
di polemiche da questi prontamente rin-
tuzzate. L’A. osserva che: «Il periodare
tumultuoso e ipotattico di Vico si disci-
plina in un’esposizione ordinata, la costi-
pazione dei concetti si decongestiona per
mezzo di nitide distinzioni» (p. 218).
Dopo aver ricordato brevemente la storia
delle prime traduzioni della monografia,
Battistini centra il nucleo di inconciliabi-
lità tra Vico e Croce: «anziché proiettarsi
fuori del tempo e dello spazio in cui è na-
ta e si è sviluppata, la ragione umana non
poteva per Vico spezzare il suo rapporto
con la realtà storica. Per chi invece, come
Croce, credeva che la storia fosse un’arte
e non una scienza, in quanto trattava del-
l’individuale, del transitorio e dell’empi-
rico, non era possibile derivare leggi uni-
versali dallo studio di eventi particolari»
(p. 224).
[A. S.]
4. B
ATTISTINI
Andrea,
Una lunga e
generosa fedeltà a Vico
, in
L’eresia della
libertà. Omaggio a Paolo Cristofolini
, a
cura di C. Piazzesi, M. Priarolo, M.
Sanna, Pisa, ETS, 2008, pp. 9-14.
Si veda la recensione al volume in
questo «Bollettino», pp. 146-161.
5. B
ERTI
Silvia,
Repubblicanesimo e
illuminismo radicale nella storiografia di
Franco Venturi
, in
Il repubblicanesimo
moderno
.
L’idea di repubblica nella rifles-
sione storica di Franco Venturi
, a cura di
M. Alberatone, Napoli, Bibliopolis, 2006,
pp. 155-186.
Nel documentato saggio l’A. rico-
struisce i motivi culturali e le scelte poli-
tiche del giovane Venturi, allievo di
Godetti, Salvemini e Rosselli, studioso
del Settecento, concentrato sui temi della
libertà individuale e della democrazia,
della giustizia e del socialismo. Tra espe-
rienze storiografiche e azione politica, il
«motivo libertario» si coniugava con
quello «totalitario» che nel Settecento
aveva conosciuto la sua prima apparizio-
ne e agli inizi del Novecento si riaffaccia-
va con la rivoluzione russa rapidamente
degenerata in tirannide (p. 157). È da tale
tensione di vita e di studio che nascono, a
giudizio della Berti, i primi lavori di
Venturi dedicati a Diderot e dom
Deschamps, a Vasco e a Radicati di
Passerano e a Boulanger già alla fine degli
anni ’30. In proposito, l’A. opportuna-
mente sottolinea la centralità del nesso
tra politica e religione che offre la «carat-
teristica dell’illuminismo più vivo, social-
mente più attivo» (p. 164). Così Venturi
sviluppava, trasformandole, le «obiezioni
marxiste» e le «aperture di Cassirer al
materialismo», per dare un senso alquan-
to originale a quella dimensione di ‘radi-
calità’ dell’età dei lumi che ha assunto
aspetti di monismo filosofico e storiogra-
fico nelle note letture della Jacob e di
Israel. Venturi ha potuto condividere la
boulangeriana messa in crisi dell’«esprit
cyclique» che rende impossibile la storia
stessa, negando alla radice l’idea di pro-
gresso. Se il pensatore francese aveva
intuito benissimo l’origine religiosa del
mito repubblicano contro l’«entusiasmo
AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
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