filosofico» del progresso, occorreva rifor-
mulare le pur significative assonanze con
la filosofia e l’erudizione di Vico, ma sen-
za attenuare le differenze tra «l’idea di
progresso come cifra illuministica di
Boulanger di contro all’idea ciclica e alla
nozione vichiana di provvidenza»
(p. 167). Una convinzione che Venturi
raggiungeva in proprio, sostenendo l’au-
tonomia di Boulanger, smentendo una
tesi ben nota, riportata in una significati-
va lettera del 27 ottobre 1937 di Croce al
giovane studioso (inedito che la Berti
pubblica in appendice, pp. 176-177 e og-
gi in
Carteggio Croce-Venturi
, a cura di S.
Berti, Bologna, Il Mulino, 2008), per
ricordargli che «l’opera del Boulanger
parve, nel secolo XVIII, ai conoscitori
del Vico una ripresa dei pensieri di que-
sto, specialmente sulla storia religiosa, e
alcuni credettero che l’autore francese
avesse conosciuto ed ispirato Vico ed al-
tri che si fosse soltanto incontrato con
lui, ed alcuni lo tacciarono di aver rese
empie le dottrine del Vico, ed altri stima-
rono che egli avesse tolto al Vico la ma-
schera che per prudenza si era imposta»
(pp. 166, 176-177).
[F. L.]
6. B
OVÉ
Paul A.,
Poetry against Tortu-
re. Criticism, History and the Human
,
Hong Kong, Hong Kong U. P., 2008, pp.
147.
Il primo capitolo del libro è dedicato
a Vico e si intitola: «Vico and Philological
Criticism» (pp. 1-20). L’A. parte dalla fin
troppo condivisibile enunciazione dei
tratti palesemente umanistici e storicistici
della riflessione vichiana (cfr. p. 6). Tratti
che si annunciano tali non soltanto per-
ché la teoresi del pensatore napoletano si
costruisce attraverso il lungo e faticoso
studio – poi modulato in confronto mai
dimesso – di alcuni autori che hanno se-
gnato la tradizione occidentale, filosofica
e non solo filosofica; ma anche e soprat-
tutto perché fra i suoi presupposti di fon-
do ha, da un lato, l’idea della «finitezza»,
della «malleabilità» e dell’«imperfezio-
ne» quali caratteristiche strutturali del-
l’uomo (cfr.
ibid
.) – che proprio in virtù
di esse va riconosciuto come un ente che
si fa storicamente –, dall’altro, un’origina-
ria idiosincrasia verso le «aspirazioni ar-
roganti» di altri pensatori «all’infinità del
potere e della teoria» (
ibid
.).
L’approccio storicistico (
ante litte-
ram
) di Vico, con la sua attenzione spic-
cata per la dimensione storica dell’uomo
e per i saperi retorico-poetici, costituisce
– secondo l’A. – un vero e proprio anti-
doto contro la prassi della «tortura», che
nasce in veste di «antitesi della poesia»,
come «distruzione dell’umanità storica»,
come «allineamento fra ambizioni intel-
lettuali moderne e autorità dello Stato»
(pp. 6-7).
L’A. individua due grandi filosofi
moderni, la cui ‘arroganza’ teorica rischie-
rebbe di tradursi in forme di prevaricazio-
ne statale. In primo luogo Bacone, che
Vico ammira per le innovazioni epistemo-
logiche apportate dal suo pensiero e per il
concetto di ‘perfettibilità’, ma di cui non
condivide le preclusioni scientiste che sot-
traggono spazio ad antichi saperi (quelli
storici, retorici e poetici) e a forme di vita
in grado di sostenere «pratiche di umana
saggezza» (p. 7). Queste chiusure, unite
ad una pericolosa «amnesia» storica, sa-
rebbero – secondo l’A. – insidiosamente
mimetiche di ben altre «ambizioni» per
«nuove forme di imperialismo ed autori-
tarismo politico» (
ibid
.). Se a Vico le aspi-
razioni di Bacone sembrano «imperialisti-
che», quelle di Cartesio – l’altro pensato-
re ‘borioso’ – appaiono dichiaratamente
«tiranniche» (p. 14), poiché alimentate da
una filosofia concepita in solitudine, che
AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
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