8. C
ANALE
Damiano, G
ROSSI
Paolo,
H
OFMANN
Hasso,
A Treatise of Legal
Philosophy and General Jurisprudence
,
Vol. IX:
A History of the Law in the Civil
Law World (1600-1900)
, Heidelberg,
Springer, 2009, pp. 630.
A Vico è dedicato il secondo paragra-
fo (intitolato «The Legal Philosophy of
Giambattista Vico») del capitolo VIII
(pp. 135-148). Si tratta – com’è giusto che
sia nel contesto di un’opera gigantesca in
più volumi dedicata alla teoresi giuridica
e alla storia della filosofia del diritto – di
poche pagine che con sintetica efficacia
forniscono al lettore un’informazione
generale sul pensiero del filosofo. Forse
con qualche azzardo, nell’esordio si affer-
ma che la riflessione vichiana è il prodot-
to «di una versione specificamente latina
e cattolica dell’illuminismo» (p. 145); più
congrua, invece, sembra essere l’osserva-
zione secondo cui l’approccio alla «gene-
si» e alla «natura della legge» nel pensa-
tore napoletano si avvale di una virtuosa
commistione di «razionalismo e storici-
smo» (
ibid
.). Per il resto, ritroviamo –
trattati con sobria concisione e chiarezza
– tutti i presupposti e le componenti fon-
damentali della filosofia vichiana: il nesso
di filosofia e filologia; la specularità della
storia ideale eterna e di quella che corre
nel tempo; il richiamo ai ‘quattro autori’
(Platone, Tacito, Bacone e Grozio); il
principio del
verum-factum
, applicato alla
storia e alla giurisprudenza; le tre età
della storia universale – con le loro speci-
ficità linguistiche, antropologiche e giuri-
diche –, intese come declinazioni della
vita diacronica della mente umana.
[R. D.]
9. C
ORMACK
Alistair,
Yeats and Joyce:
cyclical history and the reprobate tradition
,
Burlington (VT), Ashgate, 2008, pp. 227.
Un intero capitolo di questo ampio
lavoro su Joyce e Yeats è dedicato alla
presenza di Vico nella loro opera, esami-
nata sotto diversi profili, da quello più
strettamente letterario a quello filosofico
e politico («Giambattista Vico and
Idealist History», pp. 23-58). Lo sfondo
dell’analisi – che definisce anche il senso
dell’incursione vichiana – è una correzio-
ne del
topos
degli studi postcoloniali, che
vede Yeats e Joyce come opposti polari
del «modernismo irlandese»: l’uno nella
qualità di inventore e codificatore della
mistica dell’Irlanda e l’altro come il suo
più inquieto critico e demistificatore. A
ciò Cormack oppone una lettura unitaria
dei pur diversissimi percorsi intellettuali
dei due autori irlandesi, nella chiave di
una comune accentuazione del carattere
positivamente destabilizzante dell’imma-
ginazione di contro al razionalismo e al
materialismo; identificando questi ultimi
come i tratti caratterizzanti della politica e
della cultura imperiale inglese, la dimen-
sione fantastica si propone come uno
strumento di ridefinizione delle coordina-
te concettuali della storia e dell’identità
nazionale irlandese. Questa tesi centrale,
sviluppata avendo come riferimenti pri-
mari la narrazione estrema di
Finnegans
Wake
e le prose sapienziali di
A Vision
,
individua in Vico un termine di confron-
to di primissimo piano. Le differenze tra i
due autori certamente non mancano. Per
Joyce il pensiero di Vico ha rappresentato
in primo luogo un mezzo per «accostarsi
immaginativamente alle questioni dell’in-
conscio umano» (p. 23), esercitando la
sua influenza più significativa in una com-
mistione fortemente personale con la
maturazione intellettuale dello scrittore,
tanto da divenire appunto «parte della
sua mitologia personale» (p. 27). A para-
gone, la lettura di Vico da parte di Yeats
ha tratti più teorici, in primo luogo ideo-
logico-politici, inserendosi in un confron-
AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
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