il lavoro teorico e storico precedente,
com’è accaduto per Nicolini che ha sacri-
ficato all’ultima
Scienza nuova
(del 1744)
tutte le «redazioni intermedie» e,
in pri-
mis
, la stampa del 1730 (p. 212). Lo fa
notare efficacemente Cristofolini, assimi-
lando gli interessi dell’autore del
Commento alla Scienza nuova
a quelli di
Ferrari che ha sì dato «la redazione del
1744 corredata dalle ‘varianti’ di quella
del 1730», ma non ha esitato a deflettere
dalla «strutturazione conclusiva di un
sistema teorico» (p. 212), quando, in uno
dei suoi magistrali interventi di filologia-
filosofia vichiana tuttora insuperato, ha
documentato la persistenza di temi e pro-
blemi del
Diritto universale
nella
Scienza
nuova Prima
.
[F. L.]
11. D
E
R
UGGIERO
Maria Grazia,
La
Napoli gentile di Giambattista Vico. Cu-
riosità storie suggestioni,
Napoli, Grimal-
di, 2008, pp. 149.
Autrice appassionata e dedita da
tempo a vaste letture vichiane, la de
Ruggiero amplia e perfeziona un prece-
dente contributo dedicato a luoghi e
tempi di Vico, offrendo un elegante volu-
me inserito nella collana della «Biblioteca
napoletana». Evidente il gusto collezioni-
stico, lo spirito aneddotico e una raffina-
tezza documentaria, che, come viene sot-
tolineato nell’
Introduzione
firmata da
Fulvio Tessitore, utilizza Vico come
«nobile pretesto, o, meglio, un osservato-
rio privilegiato per descrivere la vita della
città in un momento nevralgico della sua
storia, quello del confronto e incontro
(ahimè mancato quanto a coscienza
comune) con le grandi occasioni della
modernità matura» (p.10). Le descrizioni
della vita quotidiana vengono affiancate
ai movimenti culturali, con una ‘sensibili-
tà storiografica’ che si distanzia opportu-
namente dalla letteratura vichiana, per
offrire un percorso personale e molto
gradevole. A partire dalle raffigurazioni
celebrative della città, «gentile» nella
topografia ma in realtà flagellata da ma-
reggiate, eruzioni, terremoti: «queste im-
magini celebrative della città, dal bel cie-
lo sempre azzurro, che le
gouaches
avreb-
bero largamente diffuso dal Settecento in
tutta Europa, dovevano entrare in contra-
sto stridente quelle di un’altra Napoli dal
clima instabile, dove il cielo azzurro si
mutava rapidamente nel grigio scuro
delle bufere di acqua e vento, mentre il
celebre pennacchio del Vesuvio, dal 1631
cominciò a colorare il mare del nero pece
delle sue ceneri» (p. 17). Attenzione per
luoghi e spazi fisici che si snoda per tutto
il volume nel percorso della biografia
vichiana e delle sue vie. Ma anche piccoli
spunti storici, come il monachesimo fem-
minile napoletano, la sopravvivenza della
pena capitale, la presenza iconografica
delle streghe e il rapporto di Vico con
l’arte barocca. Per chiudere con la
Dipintura
e con un’appendice dedicata a
un monumento assai caro a Vico e anche
alla nostra A., vale a dire alla chiesa di S.
Gennaro all’Olmo e alla sua storia.
[M. S.]
12. F
ELLMANN
Ferdinand,
Vitae agen-
da – Vicos lebensphilosophischer Aufbau
der gesellschaftlichen Welt
, in
IV. Jahrbuch
für Lebensphilosophie: Lebensphiloso-
phische Vordenker des 18. und 19. Jahr-
hunderts
, hrg. v. R. J. Kozljani
¥
, München,
Albunea Verlag, 2008, pp. 35-45.
L’A. inserisce Vico nella tradizione
della ‘filosofia della vita’, nel contesto di
un volume dedicato ai ‘precursori’ di
AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
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