ridotta a otto titoli, di un saggio di G. De
Miranda in cui si presentano i documenti
della censura inquisitoriale dell’opera
vichiana che, alla luce dei dati offerti da
Mazzotta, risulterebbe incomprensibile.
Può creare infine qualche confusione
(attenuata dalla contiguità con la voce
dedicata dal medesimo A. a Vico) il fatto
che figurino alla stessa stregua nella cate-
goria delle ‘other editions’ (la prima edi-
zione essendo, ovviamente, quella di
Mosca del 1725) l’originale della
Sn44
,
l’edizione della stessa curata da Battistini
e la moderna edizione critica della
Sn30
:
ma è forse solo un segno dell’incompati-
bilità fra le complesse vicende editoriali
dell’opera vichiana e le griglie redaziona-
li di una moderna enciclopedia.
[D. A.]
22. P
IETROPAOLO
Domenico,
Scrissela
da filosofo
.
The Life of Giambattista Vico
Written by Himself
, in
Autobiography as
philosophy. The philosophical uses of self-
presentation
, edited by Th. Mathien-D. G.
Wright, London-New York, Routledge,
2006, pp. 109-119.
Partendo dalla citazione che costitui-
sce il titolo del saggio, obiettivo dichiara-
to dell’A. è esplorarne il significato, in
primo luogo sullo sfondo dell’impresa
editoriale nel cui ambito Vico concepì
l’autobiografia, e poi nel contesto dello
stadio di sviluppo raggiunto dal suo pen-
siero al momento in cui la scrisse. Come è
noto, l’affermazione di Vico di aver scrit-
to «da filosofo» l’
Autobiografia
del 1728
è contenuta nell’‘aggiunta’ del 1731,
rimasta alla sua morte in forma di annota-
zioni manoscritte e pubblicata solo nel
secolo successivo dal marchese di
Villarosa; e proprio il contrasto fra il valo-
re filosofico rivendicato alla prima e il
carattere frammentario e descrittivo della
seconda costituisce per l’A. un motivo di
critica nei confronti della scelta di alcuni
editori moderni, a partire da Nicolini, di
pubblicare questa come un semplice pro-
seguimento di quella senza sottolinearne
la distinzione.
Nel proporre, sviluppando una tesi di
W. Spengeman, di caratterizzare la storia
del genere autobiografico, da Agostino ad
oggi, come un passaggio graduale dal pre-
valere di una lettura allegorica e universa-
lizzante ad una razionalistica e individuali-
stica della vita umana, Pietropaolo colloca
l’autobiografia vichiana in una fase di pas-
saggio «in which the medieval and pre-
modern perspective on man had not yet
fallen into oblivion and perhaps not even
into disrepute, despite the advancements
of the arts and sciences» (p. 115). Un pro-
cesso sineddotico riscontrabile anche
all’interno della
Scienza nuova
consente
pertanto all’autonarrazione del percorso
individuale di Vico di offrire un contribu-
to esplicativo, ma anche euristico, alla
conoscenza dell’umanità in generale, sal-
dando la tradizione retorica con il primato
moderno dell’autoriflessione.
A questa lettura della valenza filosofi-
ca dell’
Autobiografia
vichiana, giocata
attorno al rapporto fra retorica e filosofia
e fra esperienza individuale e universalità
umana, sembra collegarsi la sottolineatu-
ra operata dall’A., nelle pagine centrali
del saggio, di tre fra le differenze che
caratterizzano il passaggio dalla prima
Scienza nuova
alla ‘seconda’ del 1744 (ma
sarebbe stato forse opportuno estendere
l’analisi all’edizione del 1730, a metà stra-
da fra l’
Autobiografia
e la sua rievocazio-
ne nelle aggiunte del ’31); vale a dire, sul
piano filologico, l’affermazione del carat-
tere collettivo del personaggio Omero,
sul piano filosofico-retorico l’attenuazio-
ne della critica mossa alla commistioni
filosofiche nella poesia di Dante, e infine,
AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
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