sul piano puramente filosofico, la matu-
rata centralità del principio
verum factum
convertuntur.
[D. A.]
23. P
IRRO
Maurizio,
Rhetorik als
Regulativum der Geschichte bei Vico und
Schiller
, in «Daphnis» XXXVI (2007) 1-
2, pp. 323-342.
Ciò che unisce, secondo l’A., Vico e
Schiller, è, ci dice già il titolo, una conce-
zione della retorica e della sua funzione
rispetto alla storia. Una certa sorpresa
suscita questa affermazione a chi associa
la concezione della storia di Schiller allo
splendido discorso inaugurale sulla storia
universale, dove di retorica si fa poca
menzione – casomai di filologia, dei limiti
intrinseci del metodo storico, del signifi-
cato morale della espansione della sogget-
tività verso l’infinito nel sapere storico.
Ma Schiller è un autore immenso, e nessu-
no meglio di un germanista, qual è l’A.,
può portarci oltre queste banalità, verso
profondità precluse al lettore medio.
Non è tuttavia troppo agevole pene-
trare cosa l’A. intenda per «regolativo».
Dalle sue argomentazioni emergono pos-
sibili accordi nella «prassi ermeneutica»
dei due autori; elementi antirazionalistici,
il significato costruttivo della fantasia,
che vengono in qualche modo sovrappo-
sti e unificati in un sistema con la retorica
e con le sue implicazioni pragmatiche.
L’idea di una funzione regolativa della
retorica è esposta in riferimento al
De
ratione
vichiano, e da qui estesa al suo
metodo di interrogazione storica, senza
tuttavia il ricorso alla mediazione del con-
cetto di ingegno, che ne avrebbe proba-
bilmente facilitato l’impresa. Il nesso
ribadito tra retorica e pragmatismo poco
facilita in realtà la comprensione dei pas-
saggi che dovrebbero strutturarlo. Se la
retorica vichiana si fonderebbe sul «sen-
sus communis» – la dimensione pragma-
tica della conoscenza storica in Schiller
sembra assumere il significato non così
equivalente di un essere rivolto all’azione.
Inoltre, per quanto Vico possa essere
– e sia stato – proficuamente accostato
all’ermeneutica, non è certo un soggetto
inteso come individualità irriducibile che
ne costituisce né poteva costituirne la sor-
gente e la prospettiva. Ben altre rotture a
venire renderanno possibile quella conce-
zione dell’individualità che avrà una
parte così centrale nell’ermeneutica otto-
centesca – percorso nel quale di contro
Schiller gioca un ruolo di primo piano, e
che è anche alla base della sensibile diffe-
renza tanto della concezione della storia
che del ruolo del soggetto in essa. Una
differenza che l’A. stesso infine constata:
accentuando marcatamente il ruolo ‘ripa-
ratore’ della provvidenza vichiana rispet-
to agli eventuali guasti dello sviluppo sto-
rico – il che sembra consentirgli di inqua-
drare il ciclo dei corsi storici vichiani nei
cardini di una perfettibilità illuministica
(con la «rappresentazione della storia
come sviluppo progressivo nel senso di
una perfettibilità percepita come infini-
ta» tra i «gli assiomi che determinano la
prassi ermeneutica di Vico e Schiller», p.
329) – di contro alla visione individual-
mente poietica di Schiller, a partire dal
lutto dell’armonia originaria perduta che
l’azione terapeutica del soggetto morale
deve riparare e compensare nella storia.
[S. C.]
24. R
UGGIERO
Raffaele,
Il libro e la
legge,
in «Belfagor» LXIV (2009), pp.
533-548.
Commento variegato e suggestivo a
un volume di recentissima pubblicazione,
AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
177
1...,167,168,169,170,171,172,173,174,175,176 178,179,180,181,182,183,184,185,186,187,...196