che, liberata dall’ingerenza magica, si
apriva a un’elaborazione moderna che di
fatto costituiva un antecedente vichiano
in senso lato.
[M. S.]
28. S
TONE
Harold,
Book 18 of
The
City of God,
Bianchini’s
Universal
History
and the
New Science
of Vico
, in
Augustine and History
, ed. by Ch. T.
Daly, J. Doody and K. Paffenroth,
Lanham-Boulder – New York – Toronto
– Plymouth, Lexington Books, 2008, pp.
243-259.
Alla
Storia universale provata con mo-
numenti, e figurata con simboli degli anti-
chi
(1697) di Francesco Bianchini e al
suo confronto con la
Scienza nuova
, l’A.
aveva già dedicato alcune pagine del suo
Vico’s Cultural History
(Leiden, 1997:
cfr. in proposito la recensione di S.
Caianiello e R. Mazzola nel fascicolo
XXX, 2000, di questo «Bollettino»). Nel
presente saggio l’opera dell’astronomo e
storiografo veronese, uno degli intellet-
tuali di maggior spicco e respiro europeo
nella Roma a cavallo fra XVII e XVIII
secolo, costituisce il minimo comune de-
nominatore di un duplice confronto,
condotto sul piano strutturale, simbolico
e interpretativo, da un lato con la
Città di
Dio
di Agostino – il cui autore è già al
centro dell’ultimo libro di Stone, che in-
daga in chiave microstorica sul preteso
ritrovamento delle ossa del Santo
nell’Italia degli anni ’60 del secolo scorso
(
St. Augustine’s Bones. A Microhistory
,
Amherst, Mass., 2002) – dall’altra, di
nuovo e in maniera più ampia rispetto al
volume del 1997, con Vico. Il confronto
Agostino/Bianchini, che occupa la prima
e più ampia parte del saggio, è giocato
sul parallelismo fra i libri 15-18 della
Città di Dio
, la cui suddivisione in capi-
toli è analizzata accuratamente, con par-
ticolare attenzione alle simmetrie e agli
aspetti numerologici, e il modello segui-
to da Bianchini nel disporre la materia
corrispondente, riprendendo da Agosti-
no la centralità del Diluvio come snodo
intermedio fra la Creazione e la venuta di
Cristo, ma espandendo, almeno nelle in-
tenzioni, la trattazione nel tempo e nello
spazio e sovrapponendole una scansione
per secoli intrecciata con l’alternarsi
delle età secondo lo schema tradizionale
oro-argento-bronzo-ferro.
Per distinguere i rispettivi atteggia-
menti nei confronti della storia, l’A. dedi-
ca ampio spazio al modo in cui Agostino
e Bianchini trattano la leggenda di
Foroneo, allegoria per il primo, al pari
della storia biblica di Rebecca, della con-
versione dei Gentili, traccia per il secon-
do della nascita delle monarchie e dell’or-
ganizzazione della religione; nel confron-
tare le posizioni di Bianchini e di Vico si
sofferma, invece, sul mito di Perseo, che
Agostino aveva presentato in maniera
frammentaria condannandone gli aspetti
fantastici e osceni. Mentre Bianchini vede
in Perseo «one of his heroic merchants
who pioneered trade with the East», Vico
ne ricrea la storia (purificandola «in a
way that might have satisfied Augustine»,
e arricchendola di richiami alle tradizioni
cinesi e giapponesi che avrebbero delizia-
to Bianchini) e ne descrive i particolari
del mito «in terms of the context he has
constructed of the politics and culture of
the heroic age of the Greeks» (p. 255).
Bianchini cerca nelle immagini trasmesse
dal passato le tracce degli eventi storici
che le hanno prodotte, Vico il vocabola-
rio mentale che esse esprimono; ma nes-
suno dei due – conclude l’A. ricongiun-
gendo le due parti della sua indagine che
appaiono tuttavia nel complesso poco
correlate fra loro – condivide la fiducia
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