viene riservato il paragrafo dedicato al
«Giudizio senza alcuna riflessione» (pp.
56-63). Il percorso che si snoda in vista
della concettualizzazione di così singolare
forma di giudizio ripercorre i momenti
sinteticamente salienti nell’elaborazione
del ‘vero’ all’interno dell’opera vichiana.
Per arrivare all’avvento della nascita
dell’
universale
, inteso quale «insieme
delle forme che per dir così accudiscono
al vivere insieme e ne costituiscono l’ori-
gine e l’ossatura permanente» (p. 61).
L’utilizzo della forma intellettiva cava
l’uomo fuori dal regime esclusivamente
sensibile e lavora intensamente sulle ori-
gini della società civile, debitrice al suo
interno all’emergere della nozione di
senso comune
. Così, «il gran mare della
storia diventa la grande città delle nazio-
ni, governata dalla provvidenza. E una
nazione è per dir così sempre sul punto di
diventarlo. Nazione è nascita che si rin-
nova nella ripetizione del diverso» (p.
63). L’individuo si rispecchia e si ritrova
in quella peculiare natura comune del-
l’umano, tutta costruita a partire dal
«vuoto di coscienza intellettiva» che
determina il venire alla luce dei vincoli
sociali e culturali.
[M. S.]
AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
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