Perciò, sono nate indagini che, favorendo contatti tra esperienze cultu-
rali diverse, hanno contribuito alla sistemazione di nuove informazioni
storiche ed erudite, modificando le logore impostazioni esegetiche nei
valori e nelle tesi fondamentali. Quella introdotta da tale revisione, con
tutte le difficoltà e le questioni critico-filologiche che sottende, è stata
l’esigenza di una storicizzazione integrale di Vico, cioè di un’interpre-
tazione della sua opera nella cultura a lui contemporanea e in quella
che immediatamente lo precede per motivi e interessi poi rielaborati,
addirittura trasformati, dal potente genio filosofico. Il che spiega le in-
dagini promosse sulle fonti classiche e contemporanee, primissimo tas-
sello di un disegno finalizzato alla revisione del gran
Commento
nicoli-
niano con indagini impostate e sviluppate nella ben nota formula com-
parativa del «Vico e…», molto utilizzata negli studi della prima serie
del «Bollettino». Ma proprio tale lavoro di revisione ha messo in
discussione, nella pratica storiografica, il mito (spaventiano e gentilia-
no) di un pensatore estraneo alla cultura del proprio tempo, incompre-
so nel presunto «vuoto filosofico» da Campanella a Vico. Gli studi del
«nuovo corso» sono stati sollecitati anche dai programmi del «Bollet-
tino» ad approfondire i temi posti, innanzitutto, dal «Vico giovane» e
dal «previchismo». Il primo arco di questioni, subito al centro delle pa-
gine d’esordio della rivista (1971), attirava Vittor Ivo Comparato, lo
studioso della Napoli di Valletta, che, nella recensione alla monografia
di Maria Donzelli del 1970, ne apprezzava la documentata analisi delle
forze culturali e politiche di fine Seicento (in particolare di quelle atti-
ve nell’Accademia di Medinaceli), identificando proprio nello «sposta-
mento di interessi sul ‘Vico giovane’[…] il principale veicolo di libera-
zione dall’interpretazione neo-idealistica», proveniente «non per nulla
[…] da parte di una storiografia che non ha bisogno del Vico per auto-
fondarsi come filosofia della storia né persegue il fine della ricerca di
una filosofia ‘italica’ o nazionale»
36
. Né tale consapevolezza critica ap-
pariva contingente, suscitata da motivi esterni o esteriori di lettura. La
provocava, invece, l’intenzione teorica generale di sostenere il caratte-
I QUARANT’ANNI DEL «BOLLETTINO DEL CENTRO DI STUDI VICHIANI»
23
36
V. I. C
OMPARATO
, Recensione a M. D
ONZELLI
,
Natura e humanitas nel giovane Vico
(Napoli, 1970), in questo «Bollettino» I (1971), p. 67. Sulla convinzione, in Gentile, del-
l’esistenza di quel «vuoto filosofico» che, pur non priva di «dubbi e di ripensamenti», è
la «premessa di tutto l’elaborato ragionamento», Piovani era intervenuto in una recen-
sione del 1960 alla
Storia della filosofia italiana dal Genovesi al Galluppi
(nell’edizione
Firenze, 1957 delle
Opere complete
a cura della Fondazione Gentile per gli studi filoso-
fici), poi in
Giovanni Gentile. La vita e il pensiero
, vol. X, Firenze, 1962, p. 434.
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