la genesi della coeva cultura. Segni di anticipato vichismo vengono
rintracciati in tutta la storia del pensiero prima di Vico il quale rischia
di perdere la fisionomia originalissima che era stato sul punto di ricon-
quistare, cessando di essere romantico, per affondare nel vasto mondo
sei-settecentesco. Lo scopo è stato, allora, di misurare le differenze, di
disciplinare atteggiamenti interpretativi poco criticamente controllati,
riportandoli a proporzioni storico-filologiche adeguate. Esemplificativi
della nuova sensibilità sono stati, nel «Bollettino», gli studi di Marini
(1974) e Battafarano (1979), di Ciafardone e Pastine (1980), dedicati
all’erudizione sei-settecentesca, formulando anche solo
ipotesi
e
conget-
ture
sulle relazioni di Vico con Jacob Grimm e Morhof, con Kircher e
Rüdiger. Del resto, anche la significativa fortuna critica dell’autore
della
Scienza nuova
nel Settecento italiano non si è risolta nella verifica
della presenza di questa o quella sua tesi specifica; è stata spesso l’oc-
casione di un interessante confronto fatto di tradimenti e assimilazioni,
di distinzioni e assonanze con personalità secondarie se non marginali,
perfino esterne al Regno di Napoli. Se la lettura neoidealistica dell’«iso-
lato» genio filosofico ne aveva reciso le radici anche dalla cultura italia-
na, il «nuovo corso» degli studi ha avvertito l’urgente bisogno di avvia-
re ricerche di «storia locale». Così, la filosofia italiana vichiana e post-
vichiana in Toscana, in Lombardia e in Veneto è diventata, nel
«Bollettino» del 1973, un punto di riferimento privilegiato nei contri-
buti di Nicola Badaloni su Migliarotto Maccioni, C. Innocenzo Ansaldi
e Francesco Maria Leoni come negli interventi di Garin nel 1976 a pro-
posito della fortuna di Vico in Toscana e nell’opera di Pietro Siciliani.
Direttamente alla scuola gariniana sono da riferire l’intensa attività e
collaborazione al «Bollettino» di Paola Zambelli, impegnata, nel primo
numero della rivista (1971), a ricostruire la personalità di Pasquale
Magli tra
Vico, la scolastica e l’illuminismo
, utile a mostrare come un’in-
terpretazione «ortodossa» del
verum-factum
e del mondo primitivo
risultasse più comprensibile dal punto di vista della cultura dei Lumi
che da quello della tradizione. Pertanto, almeno come «ipotesi di lavo-
ro», il «Vico genovesizzato» potrebbe essere considerato l’«interpreta-
zione più viva e più ricca di sviluppi per molti degli spunti complessi e
talvolta ambigui della
Scienza nuova
»
39
. Proprio i saggi della Zambelli
I QUARANT’ANNI DEL «BOLLETTINO DEL CENTRO DI STUDI VICHIANI»
25
39
P. Z
AMBELLI
,
Tra Vico, la scolastica e l’illuminismo: Pasquale Magli
, ivi I (1971),
pp. 51-52. Il tema è stato sottolineato da V. V
ERRA
,
Il Bollettino del Centro di studi vi-
chiani
, in «Bollettino della Società Filosofica Italiana», 1972, 78, p. 57. Dell’allieva del
1...,15,16,17,18,19,20,21,22,23,24 26,27,28,29,30,31,32,33,34,35,...196