particolare, del
De constantia
, svolgeva finissime osservazioni sull’op-
portuna insistenza del Badaloni a rivendicare l’«europeità di Vico». Era
un lavoro prezioso e benemerito da proseguire, secondo il recensore,
evitando, però, di smarrire l’«unità» della problematica vichiana, messa
in crisi, a suo giudizio, dalla presunta «fondazione metafisica». Assisti-
to dalla fiducia nella «
fisiologia
dell’
ordo
» cui si riportava anche il «
face-
re
umano», la proposta critica esaminata comportava il rischio del-
l’esclusione della «fondazione di una scienza umana che sia consapevo-
lezza dell’autonomia del mondo umano dell’azione». Nasceva, perciò,
una ricostruzione dell’itinerario speculativo di Vico condizionata dal
costante, «preminente interesse fisico-metafisico» a sopravvalutare la
«filosofia della mente» delle prime prove a dispetto della matura medi-
tazione sulla storicità del mondo umano, offuscato, quasi al punto da
«dare – a torto o a ragione – l’impressione che il Vico più vichiano, il
Vico della
Scienza nuova
, non sempre sia il Vico che davvero […] at-
tragga di più»
45
.
Contro il razionalismo astratto, presuntuoso nell’imporre spiegazioni
e classificazioni deduttive e riduttive della complessità del reale, la nuo-
va ‘logica’ del concreto, teorizzata da Vico e condivisa dalla cultura con-
temporanea, è quella fondata sul riconoscimento della
ragione
che, nei
modi del suo esistere, è garanzia di
linguaggio
. Quest’ultimo, ozioso e
insignificante per Cartesio, è momento centrale nella nuova fondazione
metafisica, quella della
mens
umana, impegnata a sancire la conversione
del
vero
col
fatto
, della
filosofia
con la
filologia
, per corrispondere ad un
bisogno di comprensione storica della realtà che si serve del non razio-
FABRIZIO LOMONACO
28
45
P. P
IOVANI
, Recensione a G. V
ICO
,
Opere filosofiche,
a cura di P. Cristofolini
(Firenze, 1971), in questo «Bollettino» II (1972), pp. 89-91. La critica costruttiva delle
tesi esaminate sarebbe, poi, proseguita nella recensione alla sansoniana raccolta delle
Opere giuridiche
(Firenze, 1974). Ad essere segnalata era l’intenzione badaloniana di
rivendicare un
diritto naturale
vichiano che, se avvertiva, contro Grozio, la «processua-
lità storica» tra lo
ius naturale prius
e lo
ius naturale philosophicum
, era, però, sollecita-
to a conciliarsi con la progressiva razionalizzazione dell’
auctoritas
, premessa a una
visione della
ratio
quale integrazione e continuità tra la «dimensione artificiale» e quel-
la «naturale». Ed era su tale preoccupazione di avvicinare la «filosofia» di Vico al mon-
do della storia senza allontanarla dal
naturale
che si concentravano le conclusive riser-
ve del recensore a proposito della definizione
artificiale
di storicità in Vico. «Nella filo-
sofia vichiana della cultura […] la dimensione storica può definirsi ‘artificiale’ soltan-
to se stia attenta a sottolineare, nel solco dell’etimologia, il progressivo valore dell’
ar-
tes-facere
nello sviluppo della ragione verificantesi nel mondo umano» (in questo
«Bollettino» V, 1975, p. 160).
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