ni come a uno dei maggiori esperti del
linguaggio
del Vico studiato dal
punto di vista delle relazioni con la retorica, documento della persisten-
te eredità dell’umanesimo, ripensata, però, come mezzo di accesso alla
ricerca antropologica e alla filosofia, all’etica e al diritto. La ben nota
polemica vichiana contro la definizione cartesiana di ragione, ridotta ad
astratto calcolo è stata opportunamente vista coincidere con la rivalu-
tazione del metodo «topico» nella «nuova retorica» degli anni Settanta
(Perelman). Al tema e in un orizzonte critico più attento ai problemi
della storia della cultura moderna dal punto di vista storico-storiogra-
fico, può essere riferito lo studio di Cesare Vasoli, nel «Bollettino» del
1979, sull’uso della
topica
in Bodin e Vico, preceduto da quello del
Comparato, nel 1976, sulla «logica metonimica» delle citazioni giuri-
sprudenziali del giovane avvocato e oratore Francesco D’Andrea, testi-
mone di un ambiente già nettamente antigesuitico dentro i complicati
rapporti tra potere politico e ceto civile nella Napoli di metà Seicento.
Per tutto ciò, dalla concreta pratica storiografica la filosofia di Vico
è stata ricollocata nella «diffusione della nuova cultura», penetrata
dopo Campanella ed attraverso la
nuova scienza
di Galilei in un
illu-
minismo
sensibile ai temi della
storicità
e dell’agire umano
53
. Infranta la
«visione monistico-cosmologica» della filosofia, il «filologismo e gene-
tismo» del metodo vichiano hanno indicato la via della «fondazione di
una scienza umana che sia consapevolezza dell’autonomia del mondo
umano dell’azione», secondo la grande lezione del filosofo del diritto,
Giuseppe Capograssi, «discepolo di Vico» più che interprete, «letteral-
mente un
vichiano
, alimentato dalle idee di Vico». Così, nel 1976, lo
definiva l’allievo Piovani in un acuto profilo pubblicato nel «Bollet-
tino»
54
, rievocando idealmente quanto già sottolineato nella partecipe e
magistrale ricostruzione dell’
Itinerario di Giuseppe Capograssi
(1956) a
proposito dell’autore a lui «più congeniale»
55
. Veniva analizzato, in par-
I QUARANT’ANNI DEL «BOLLETTINO DEL CENTRO DI STUDI VICHIANI»
33
53
Cfr. E. G
ARIN
,
Storia della filosofia italiana
, Torino, 1978³, vol. II, parte IV:
«Controriforma e Barocco. Da Campanella a Vico», pp. 763 sgg.
54
P. P
IOVANI
,
Capograssi e Vico
, in questo «Bollettino» VI (1976), p. 194.
55
I
D
.,
Itinerario di Giuseppe Capograssi,
in «Rivista internazionale di filosofia del
diritto» XXXIII (1956) IV, p. 7: «Congeniale […] nella capacità di legare, nell’unità
della storia concreta dell’uomo, filosofia e giurisprudenza; congeniale nella volontà di
andare a cercare il vero e il certo nelle strade battute dalla povera gente, che quotidia-
namente, vivendo il proprio destino, silenziosamente conviene nelle idee che presiedo-
no allo sviluppo dell’uomo o che, abbandonate e tradite dall’uomo, gettano l’umanità
nelle catastrofi in cui essa sembra, di tanto in tanto, sprofondare».
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