ticolare, il noto saggio del 1925 su
Dominio, libertà e tutela nel «De
uno»
e il testo della conversazione su
L’attualità di Vico
del 1945, discu-
tendo le principali relazioni teoriche interne all’opera vichiana, origina-
lissime, innanzitutto, nel sostegno a una lettura del
De uno
in funzione
della
Scienza nuova
, ripensato e valorizzato anche per quello che aspi-
rava ad essere e non era. Di qui l’originale tensione teorica che l’anali-
si acutamente prospettava, diagnosticando uno «squilibrio» tra l’assun-
zione del platonismo tradizionale e la richiamata centralità dell’
azione
,
tra la nascita del diritto nell’azione e la teoria di un’attività consapevo-
le della tormentata scoperta dell’
idea
nascosta nel reale, del nesso com-
plicato tra l’
idea
e la
vita
dentro lo stesso «rapporto di vita». La
scien-
za
del filosofo napoletano è
nuova
, perché riformula la delicata questio-
ne filosofica dei rapporti tra universale e particolare. L’ordine universa-
le non è più quello
cosmico
da decifrare, ma il
civile
che gli uomini
fanno nel loro agire. Quest’ultimo, diversamente dai particolari e occa-
sionali comportamenti, si traduce in una «struttura» riconoscibile nella
vita delle nazioni, in un
universale
che è la loro comune
natura
. Una let-
tura, questa del Capograssi, valorizzata per la sua tensione a essere
«oltre il testo», nei «nodi e […] problemi caratteristici» che Piovani
commentava, richiamando l’attenzione dei lettori del «Bollettino» sui
principali motivi speculativi: il «genetismo» di Vico, «poeta dell’alba»
che implica la messa in crisi di ogni ontologia tradizionale, la lettura
tragica e, quindi, storica del momento delle origini, distinta da quella
esclusivamente logica di Rousseau; l’intuizione della ragione che vive
agendo e si realizza, perciò, nel mondo dell’azione; la distanza da una
«data lettura» della filosofia della storia agostiniana a disegno e fine
predefiniti; la «continua sperequazione e continua equazione» tra indi-
viduo e storia, coerente con l’interesse vichiano per le «masse» che
fanno il mondo umano; la funzione della
Provvidenza
come legge di
necessità
, chiamata a salvare l’uomo non nei trionfi ma nelle sue cadu-
te, a garantire, cioè, un
ordine
senza mai renderlo «provvidenziale»,
dettando, così, le condizioni di una vera «catastrofe», l’unica, autenti-
ca condizione di riscatto dentro la vita umana
56
. E tutto ciò ha consen-
tito all’interprete di poter condividere la tesi dello «
scisma» di Vico
, il
FABRIZIO LOMONACO
34
56
I
D
.,
Capograssi e Vico,
cit., pp. 195-197, 199-202; I
D
., Recensione a R. E
SPOSITO
,
Vico e Rousseau e il moderno Stato borghese
(Bari, 1976), in questo «Bollettino» VII
(1977), p. 210.
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