del lavoro e del sacrificio», di un agire umano che presuppone l’allean-
za di
pensiero-società
e un maturo «senso giuridico dell’
istituto
e della
sua complessa significazione»
59
. Rinunciare ai tradizionali precipitati
teorici e categoriali ha indotto ad accentuare una nuova sensibilità cri-
tica più per la dimensione giuridica che per la prospettiva politica, que-
st’ultima dominante gli studi del Giarrizzo, convinto della «sostanziale
‘politicità’ della riflessione vichiana», segno inconfondibile della stori-
cità costitutiva della sua meditazione sui grandi problemi della società
moderna napoletana ed europea,
in primis
, sulla feudalità e la «lotta vit-
toriosa che l’individualismo agrario viene conducendo nel Sei e
Settecento in Europa e nel Mezzogiorno napoletano, contro i
commu-
nia
e le consuetudini contadine»
60
. Persuaso che la
politica
rimanga il
centro di gravità problematico e speculativo della riflessione vichiana,
Giuseppe Galasso ha, tuttavia, nel «Bollettino» del 1982, proposto un
«itinerario alternativo» a quello indicato dal Giarrizzo, situando il
momento della «trasformazione», della «crisi» al tempo del
De ratione.
Infatti, dopo gli esercizi letterari degli
Affetti di un disperato
e i motivi
tradizionali, umanistici ed accademici delle
Orazioni inaugurali,
con la
dissertazione del 1708 inizia una nuova fase della meditazione vichiana,
contrassegnata da una originalità di pensiero che può cominciare a
definirsi vichiana. Nel periodo tra il
De antiquissima
e il
Diritto univer-
sale
l’elaborazione della nuova, moderna «filosofia» si fonda sui princì-
pi del diritto, rivelando i motivi di continuità tra la fase che culmina nel
Diritto universale
e quella che si svolge attraverso le varie redazioni
della
Scienza nuova
61
.
FABRIZIO LOMONACO
36
59
P. P
IOVANI
,
Ex legislatione philosophia
, cit., pp. 228, 255 e
Pensiero e società in
Vico
(1968), poi in
La filosofia nuova di Vico
, cit., p. 167;
Della apoliticità e politicità di
Vico
, cit., p. 159. Sul definitivo congedo da residui di «ontologismo» si vedano le arti-
colate e non sempre coincidenti posizioni degli interpreti (da Cacciatore a Cantillo, da
Lissa a Tessitore) in E. N
UZZO
,
Lo studioso di Vico
, cit., p. 247; ma, con riferimento al
«primo Piovani», cfr. anche le pp. 220 sgg. e note.
60
G. G
IARRIZZO
,
Vico, la politica e la storia,
Napoli, 1981, p. 107.
61
«Questa novità generale e complessiva sarebbe poi emersa in luce più piena nella
Scienza nuova,
quando la sua definizione sarebbe stata da lui applicata non più soltan-
to alla filologia nel nesso
verum-certum,
come era accaduto nel
Diritto universale,
bensì
all’intero complesso del suo pensiero» (così G. G
ALASSO
,
Il Vico di Giarrizzo e un iti-
nerario alternativo,
in questo «Bollettino» XII-XIII, 1982-1983, p. 226).
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