nizione moderna e non strumentale del linguaggio nell’esame delle affi-
nità e diversità con le tesi di Hamann e Herder, Humboldt, Schelling
ed Hegel; l’indagine sui concetti di
topica
e
critica
nel
De ratione
, non-
ché sulla nozione di
universali fantastici
nella
Scienza nuova
, richiama-
ta, infine, per approfondire il classico confronto con Baumgarten,
Leibniz e Kant e il tema dei «caratteri» della lingua nelle tre età della
storia ideal eterna
alla luce di una stimolante indagine sul rapporto tra
conoscenza cronologica e interpretazione tipologica di quella storia.
Con tutto ciò si giungeva a capovolgere la tradizionale gerarchia tra
parola e storia. La meditazione sul linguaggio non era più un corollario
o un esito della filosofia della storia, ma l’argomento fondante di tutta
la
scienza nuova
. Era impostata, così, la linea-tendenza di tutto un
orientamento interpretativo, più attento a scoprire, nel filosofo napole-
tano, non solo il teorico della parola come espressione
naturale
del lin-
guaggio ma il pensatore che ha elevato a oggetto di studio i
segni
in
quanto
caratteri
distintivi del mondo civile delle nazioni.
Dalla fine degli anni Ottanta del Novecento allo studio della lingui-
stica non sono mancati i contributi della cultura italiana, più o meno
sintonizzati sulla letteratura tedesca contemporanea. Proposte di inter-
vento critico-filologico sono state formulate da un autorevole linguista,
Giovanni Nencioni, in un saggio del 1984-1985 su
Corso e ricorso lin-
guistico
. Partito dal riconoscimento del contributo vichiano alla forma-
zione del linguaggio poetico, «utile» ai grandi poeti (Foscolo e Manzo-
ni) che hanno trattato della «storia dell’umanità», ha svolto un’accura-
ta analisi delle «varianti» lessicali e sintattiche tra la
Scienza nuova
del
1725 e quella del 1744, con dotti riferimenti alla «sprezzatura napole-
tana» e alla «ripatinatura antico-toscana» nel contesto culturale euro-
peo e meridionale del Sei-Settecento, tra capuismo e modello genove-
siano
81
. Dal punto di vista storico il tema ha coinvolto la complessa que-
stione delle origini della scrittura e dei suoi antichi modelli: il «sistema»
dei
segni
degli egizi, dei cinesi e della civiltà precolombiana, già al cen-
tro di ben noti lavori di Paolo Rossi, George Kubler e Gianfranco
Cantelli nei «Bollettini» tra il 1977 e il 1981. Sulle fonti erudite manca-
va un’indagine estesa alla «teoria delle imprese», per comprendere in
Vico il riferimento al linguaggio muto del segno grafico e ai mezzi di
trasmissione delle antichissime forme espressive nelle esperienze del
FABRIZIO LOMONACO
46
81
G. N
ENCIONI
,
Corso e ricorso linguistico nella
Scienza nuova, ivi XIV-XV (1984-
1985), pp. 39, 52, 60-61.
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