teoria del «conato» e dei «punti metafisici» è conciliata con la dimen-
sione diacronica della storia. In tale lettura «metafisica» è rientrata an-
che l’interpretazione del linguaggio per la non accidentale presenza
dell’«impresa» nel frontespizio della
Scienza nuova
come momento di
vera e propria «iniziazione» all’irriducibile originalità dell’opera, desti-
nata a confermare i tratti di un pensiero della continuità nella coerente
rappresentazione della «circolarità quadripartita» (dipintura, impresa,
opera scritturale «etimopoietica» e
mente
oscura e naturale del «leggi-
tore») che «compone una grande cerchiatura di momenti emblematici,
omologa a quella della storia umana», scandita nelle tre età e in quella
della ritornante e «rigerminante barbarie»
83
.
Di svolta «sematologica» ha parlato con acutezza Jürgen Trabant
alle cui originali tesi interpretative è certamente da riferire uno dei più
originali fili conduttori delle ricerche apparse nella terza decade del
«Bollettino». Dopo aver pubblicato, nel numero del 1992-1993 un sag-
gio (tradotto in italiano da Donatella Di Cesare) di
osservazioni sul lin-
guaggio in Vico e Humboldt
, dal rigoroso taglio storico-critico, è con lo
studio del 1996-1997,
Per una sematologia vichiana
, che è stato discus-
so un motivo rappresentativo di tutta la concezione vichiana del lin-
guaggio: la critica radicale alla dimensione «logo e fonocentrica». Nel
filosofo, teorico della funzione «integrale» dei segni e degli «universali
fantastici», irriducibili alla razionalità dei significati, l’interiorità della
mens
resta unita all’esteriorità nella forma sintetica dei
segni
, autentici
punti di mediazione, perciò, tra
res extensa
e
res cogitans.
Distinta dalla
linguistica del Settecento (da Rousseau, Condillac e Herder), quella di
Vico non è finalizzata alla conoscibilità e comunicabilità dell’esperien-
FABRIZIO LOMONACO
48
83
M. P
APINI
,
«Ignota latebat». L’impresa negletta della
Scienza nuova, ivi XIV-XV
(1984-1985), pp. 180-181, 198. Sui noti lavori monografici del 1984 si veda la recensio-
ne di C. V
ASOLI
, ivi XVII-XVIII (1987-1988), pp. 310-322. Il tema ha conosciuto, in
Papini, coerenti sviluppi nel saggio su
Vicenda seicentesca di minimi e conati
, ivi XXII-
XXIII (1992-1993), pp. 131-169 e in quello precedente dedicato a
Uomini di sterco e
di nitro
, ivi XX (1990), pp. 9-76. Qui l’autore presenta gli esiti della ricerca sulle fonti
seicentesche di «una realtà metafisica di natura conativa» nel capitolo IV del
De anti-
quissima
, confrontandola, altresì, con i problemi della moderna rivoluzione scientifica
e i suoi protagonisti di origine prevalentemente anglosassone (da Bathurst a Boyle, da
Willis a Hooke e Mayow, a Lower e Ettmüller, ivi, pp. 9 sgg., 41 sgg.). Sulla tradizione
platonica è opportuno rinviare agli studi di M. A
GRIMI
,
Vico e la tradizione ‘platonica’.
La Filosofia dell’Umanità e la Storia Universale delle Nazioni
, ivi XXII-XXIII (1992-
1993), pp. 65-102 e di A. T
UCKER
,
Platone e Vico. Una reinterpretazione platonica di
Vico
, ivi XXIV-XXV (1994-1995), pp. 97-115.
1...,38,39,40,41,42,43,44,45,46,47 49,50,51,52,53,54,55,56,57,58,...196