«creare linguistico» dell’uomo sul modello divino. Matura, così, un
vero e proprio capovolgimento delle interpretazioni tradizionali, avva-
lorato dalla tesi fondamentale che «in Vico la riflessione sul linguaggio
non si sviluppa in conseguenza della sua riflessione sulla storia, ma, al
contrario, da un nuovo modo di intendere il linguaggio scaturisce un
nuovo modo di intendere la storia dell’umanità»
86
.
All’esplorazione del nesso tra linguaggio, storia e mito, esito di un
importante studio di Ernesto Grassi sulle relazioni tra la poesia di
Ovidio e la «metamorfosi della metafora» nella
Scienza nuova
87
, sono
stati dedicati da Cantelli due saggi, apparsi rispettivamente nei «Bollet-
tini» del 1990 e del 1992-1993. Essi, approfondendo una linea di ricer-
ca già matura nelle pagine della densa monografia del 1986 su
Mente,
corpo e linguaggio
, hanno analizzato la definizione vichiana del
mito
quale forma particolare di linguaggio originario nelle sue figure e im-
magini simboliche, distanti dai contrassegni della «comunicazione» di
un pensiero fondato sulla «riflessione» e la «concettualizzazione». A
rendere concepibile i primi «segni» linguistici è il «carattere poetico»
sui quali si è soffermata l’indagine, dedicando particolare attenzione,
nella
Scienza nuova
del 1744, a quei luoghi di confluenza e di critico
ripensamento di due concezioni alternative: la prima che presenta il lin-
guaggio originario quale via d’accesso al divino, scritto in geroglifici e
in forme «misteriose» (sia in senso
artificiale
, in quanto costruzione
sacerdotale, che
naturale
, come «linguaggio di essenze», rivelato ai
sapienti secondo la tradizione neoplatonica ed ermetica); la seconda,
riferibile al modello epicureo-lucreziano che induce a identificare l’ori-
gine della parola con una condizione di rozza e ferina umanità, senza
alcuna relazione con il divino
88
. Sul fondamento di una tale interpreta-
FABRIZIO LOMONACO
50
86
I
D
.,
Parola, Logos, dabar: linguaggio e verità nella filosofia di Vico
, ivi XXII-XXIII
(1992-1993), pp. 256-257, 262, 274-275, 277. Sui limiti della letteratura tedesca di
secondo Novecento (Habermas e Apel) che ha trascurato i rapporti del principio di
verum-factum
con la problematica del linguaggio nella complessità dei suoi aspetti e,
soprattutto, in quello della «costituzione della normativa nella vita umana», ha discus-
so A. M. J
ACOBELLI
I
SOLDI
,
I limiti della fortuna di Vico nel pensiero contemporaneo
, ivi,
pp. 377-384.
87
E. G
RASSI
,
Vico e Ovidio. Il problema della preminenza della metafora
, ivi, pp. 175
sgg.
88
G. C
ANTELLI
,
I due caratteri distintivi della lingua originaria secondo Vico
, ivi XX
(1990), pp. 79, 82 sgg.; I
D
.,
Alcune considerazioni sulla tesi vichiana che la lingua origi-
naria dell’umanità è stata una lingua parlata dagli dei
, ivi XXII-XXIII (1992-1993), pp.
1...,40,41,42,43,44,45,46,47,48,49 51,52,53,54,55,56,57,58,59,60,...196