Scienza nuova
del 1744, sintesi di tutto ciò che l’ha preceduta. Essa rap-
presenta l’esito della riflessione di un «precursore» del secolo XIX e
della crociana «filosofia dello spirito», disposto, per insoddisfatta in-
quietudine protoromantica, a introdurre, nei suoi scritti, sempre nuove
«correzioni, miglioramenti e aggiunte». Questa «pratica» ha avuto con-
seguenze rilevanti in sede di teoria e storiografia filosofica, sbarrando la
strada all’approfondimento della collocazione del
De uno
nel
Diritto
universale
e nelle scansioni temporali del complicato pensiero vichiano
dei primi anni Venti. Motivata strumentalmente dai suoi presupposti
metafisici, considerati coerenti con la speculazione cattolica, la svaluta-
zione del
De uno
è stata anche l’esito di una riflessione più generale sul
valore del momento giuridico e dell’intera problematica del
Diritto uni-
versale
, giudicato come condizionato da una sostanziale scissione tra
ius
ed
ethos
e dalla presenza di un’avalutativa «storicità del diritto».
Scaltrita da un accurato impegno critico, la nuova filologia ha mo-
strato che la filosofia di Vico è un continuo divenire, una lenta e fatico-
sa conquista, negazione, quindi, del concetto romantico dell’arte come
intuizione folgorante, coerente con i princìpi classificatori di «poesia e
non poesia» di matrice crociana. Ne è venuto, allora, un invito a ritor-
nare sui testi del
Diritto universale
e, in particolare, sul
De uno
come
opera
in fieri
, capace di mettere a fuoco la specificità del linguaggio
vichiano dei primi anni Venti nella complessa unità di tutte le sue com-
ponenti teoriche e culturali. A reggere e, insieme, a complicare l’ecdo-
tica ha contribuito, poi, la riconosciuta consuetudine del filosofo di
correggere e integrare i propri scritti, senza mai indicare un procedere
rettilineo, quasi a cercare nella più antica lezione una sfumatura smar-
rita e sempre insoddisfatta delle soluzioni improvvisate e immotivate. Il
lettore informato e oggi assistito dai testi manoscritti o a stampa posti-
lati si trova innanzi a documenti autocorrettivi tutti diversi tra loro,
composti nell’arco di pochissimi mesi e difficilmente classificabili sul
piano cronologico per la diversa tipologia degli interventi, dettati anche
da ragioni estrinseche, quali l’opportunità di adattare le correzioni al
destinatario dell’opera, indeducibili, perciò, da un unico modello o
sostitutive di aggiunte presenti in altri esemplari
130
.
130
Dei limiti di una concezione antistorica dell’edizione dei testi vichiani Vincenzo
Placella ha fornito una prova significativa pubblicando, in appendice al suddetto sag-
gio nel «Bollettino» del 1978, uno
specimen
di edizione del
Diritto universale
. In esso
sono stati analiticamente descritti i materiali manoscritti consistenti in correzioni e
FABRIZIO LOMONACO
70
1...,60,61,62,63,64,65,66,67,68,69 71,72,73,74,75,76,77,78,79,80,...196