3. La distinzione netta e senza esitazioni che Vico propone nel separa-
re l’
intelligere
dal
cogitare
, richiamandosi all’uso latino dei termini,
risponde a una primaria istanza di conferire spazio sufficiente, all’inter-
no dell’attività del pensiero, alla memoria, che verrà attribuita soltanto
al pensare umano. Sappiamo che Vico interpreta la differenza fra i due
modi di avvicinarsi all’oggetto di conoscenza come un districarsi tra un
«andar raccogliendo», un acuto «pensare», e un «leggere perfettamen-
te», al fine di cogliere «gli elementi di una cosa con i quali se ne espri-
me l’idea perfettissima»
17
; cioè tra il far uso d’ingegno e il far uso d’in-
telletto, tra un vedere il piano a una sola dimensione e un vedere il soli-
do a tre dimensioni.
Cogitare
nella sua definizione molto risente delle
letture agostiniane; basti pensare alle
Confessioni
di Agostino, dove si
dice che «il vocabolo
cogitare
l’animo se l’è usurpato per sé, sicché
quello che si raccoglie specificamente all’interno della mente, si dice in
termine proprio
cogitare
»
18
.
Cogitare
è per Agostino pensare nel senso
di recuperare e raggruppare di nuovo oggetti di conoscenza che vanno
chiamati a raccolta come da uno improvviso sbandamento. E il
cogita-
re
trova posto nei capitoli delle
Confessioni
dedicati alla memoria, che
conserva in ordine sparso quel che il pensiero si preoccupa di racco-
gliere. Per Agostino la riflessione è
una sorta di raccolta, da parte del pensiero, di elementi sparsi, contenuti disor-
dinatamente dalla memoria, e di lavorio da parte della riflessione, affinché
nella stessa memoria, ove prima si nascondevano qua e là negletti, si tengano,
diciamo così, a portata di mano per presentarsi d’ora in avanti facilmente alla
considerazione familiare dello spirito. Quante nozioni di questo genere contie-
ne la mia memoria, nozioni ormai ritrovate e, secondo l’espressione usata
sopra, quasi a portata di mano! In tal caso si dice che le abbiamo imparate e
le conosciamo. Se però tralascio di evocarle anche per brevi intervalli di
tempo, esse vengono sommerse di nuovo e dileguano, si direbbe, in più remo-
ti recessi, tanto che poi il pensiero le deve estrarre da capo, quasi nuove e
appunto di là, perché non hanno altra sede, e di nuovo raccoglierle, per poter-
le sapere, come adunandole dopo una sorta di dispersione. Da questa opera-
zione deriva il verbo
cogitare
, essendo
cogo
per
cogito
ciò che
ago
è per
agito
,
facio
per
factito
. Senonché lo spirito si appropriò di questo verbo, in modo che
DALLO
SCIRE
AL
CONSCIRE
85
17
Ivi, p. 7.
18
A
GOSTINO
,
Confessioni,
11, 18.
1...,75,76,77,78,79,80,81,82,83,84 86,87,88,89,90,91,92,93,94,95,...196