Quest’ultimo, era già scritto nel
De ratione
, ci insegna infatti «quel
primo vero del quale si è certi anche nell’atto di dubitare», e ritiene con
ciò di aver ‘debellato’ «completamente […] l’Accademia nuova»
8
. E
tuttavia, chiosa Vico nel
De antiquissima
,
anche il Sosia di Plauto, non diversamente dal genio ingannatore di Cartesio o
dal sogno dello stoico mandato dagli dei, spinto a dubitare della propria esi-
stenza da Mercurio, che aveva assunto le sue sembianze, a furia di meditarci
su si era fermato su questo primo vero
9
.
In tutto e per tutto uguale all’immagine di Mercurio, «nei polpacci,
nei piedi, nella statura, nel taglio dei capelli, negli occhi, nel naso, nei
denti, nelle labbra, nelle guance, nel mento, nel collo»
10
; identico per-
sino nelle cicatrici sulla schiena, Sosia, che di certo nulla conosce circa
le cause del pensiero e per nulla s’interroga sull’origine o sullo statuto
dell’intelletto, pure conclude (con quel medesimo ragionamento cui
s’appoggiano i «dogmatici della nostra epoca»
11
) dalla coscienza di sé
all’esistenza: «
Sed quom
cogito, equidem certo sum,
ac semper fui
»
12
. Lo
scettico, d’altra parte, «non dubita di pensare [
cogitare
] […]. E non
dubita affatto della propria esistenza [
nec dubitat se esse
13
; egli dichia-
ra però «con fermezza», scrive Vico,
che la certezza di pensare è
coscienza
non
scienza
[
conscientiam contendit esse,
non scientiam
] e che questa è una volgare cognizione nella quale può incor-
rere chiunque, anche un illetterato come Sosia. Non dunque una verità così
rara e ricercata da richiedere, per essere trovata, la riflessione di un così gran-
de filosofo
14
.
Nella
Prima risposta
al «Giornale de’ letterati d’Italia», Vico ribadi-
sce ed esplicita l’ironia del proprio argomentare contro il «Magnus
meditator»
15
della moderna scienza metafisica, e spiega:
GERI CERCHIAI
96
8
De rat.
, p. 99.
9
De ant
., pp. 31-33.
10
Ivi, p. 32, tr. it. in
Opere
, ed. Abbagnano, p. 202.
11
De ant
., p. 29.
12
Ivi, p. 32, corsivi di Vico. Così recita il verso 447 dell’
Amphitruo
: «sed quom
cogito, equidem certo idem sum qui semper fui».
13
De ant
., p. 33.
14
Ivi, pp. 33-35, corsivo mio.
15
La definizione è tratta da ivi, p. 30.
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